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La mail del Fisco che mette pressione alle partite Iva: “Più controlli se non aderite al concordato”

Molti tra coloro che hanno una partita Iva forfettaria hanno ricevuto, negli ultimi giorni, una Pec dall’Agenzia delle Entrate. È un invito ad aderire al concordato preventivo biennale, sottolineando i vantaggi che porta. Ma un passaggio in particolare è saltato all’occhio: quello in il Fisco ricorda che i controlli aumenteranno su chi non aderisce.
A cura di Luca Pons
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Il tempo per aderire al concordato preventivo biennale sta per finire: solo poche settimane, rimaste, poi arriverà la scadenza prevista del 31 ottobre. Questo, quindi, è il periodo in cui le partite Iva devono decidere sul da farsi. E forse per questo l'Agenzia delle Entrate ha inviato una Pec a molti dei quasi due milioni di autonomi e professionisti che sono in regime forfettario. Una comunicazione che ricorda ancora una volta i possibili vantaggi del concordato, ma non solo: ricorda che, per legge, è previsto che i controlli del Fisco aumentino su chi decide di non aderire, oppure lo fa ma poi non rispetta gli accordi.

Cos'è il concordato preventivo e che vantaggi porta

Il concordato preventivo è una misura varata dal governo Meloni, e a cui l'esecutivo tiene molto per fare cassa. Prevede che chi ha una partita Iva possa concordare con l'Agenzia delle Entrate un reddito per i due anni successivi (ma per i forfettari si tratta di un anno solo), e impegnarsi a pagare le tasse su quella somma. In cambio, evita la maggior parte dei controlli fiscali. Questa è la struttura di base del provvedimento, che però nei mesi è stato arricchito con moltissime aggiunte per renderlo più attraente per i contribuenti.

La platea a cui il governo punta, in modo più o meno esplicito, è soprattutto quella di chi normalmente evade almeno in parte i propri guadagni. Nel tempo il governo ha abbassato le imposte da pagare per chi aderisce e inserito una sanatoria sui redditi non dichiarati in passato, tra le altre cose. Il ministro Giorgetti ha riassunto la questione dicendo che le partite Iva interessate dal concordato "devono accettare l'idea che devono dichiarare di più rispetto al passato, per mettersi in regola con il Fisco".

Cosa ha scritto l'Agenzia delle Entrate ai forfettari

In questo ragionamento si inserisce la Pec inviata dall'Agenzia delle Entrate. Una comunicazione che appare del tutto normale all'inizio. Si ricorda che "i soggetti in regime forfetario in possesso di specifici requisiti possono, fino alla scadenza dei termini di presentazione della dichiarazione, aderire alla proposta di concordato preventivo e accedere così ai benefici fiscali previsti".

L'Agenzia ribadisce i modi per aderire, e sottolinea che facendolo si ottengono diversi vantaggi. Tra questi c'è una "imposta sostitutiva" molto più bassa da pagare sul reddito ‘aggiuntivo', cioè sulla differenza tra il reddito effettivamente dichiarato nel 2023 e quello effettivo stimato dal Fisco (più alto se il contribuente in questione è considerato un probabile evasore).

Poi arriva il passaggio cruciale, tutto in grassetto e messo bene in evidenza. Si ricorda che, come stabilito da un decreto del governo varato alcuni mesi fa, ci saranno controlli più severi per chi non aderisce al concordato. In particolare, si dice che l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza "programmano l'impiego di maggiore capacità operativa", con lo scopo di "intensificare l'attività di controllo". Verso chi? Proprio verso "i soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono". Quindi sia chi decide di non utilizzarlo, sia chi lo fa ma poi non rispetta gli impegni presi. Una semplice citazione di un decreto che però, inserita in una mail del genere, sembra avere il chiaro scopo di mettere pressione ai contribuenti.

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