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La love room per il sesso in carcere dei detenuti

Al vaglio della Commissione Giustizia del Senato è in esame una legge delega relativa alla riforma del codice penale. Tra le novità che verrebbero introdotte figurano le cosiddette “love room”, ovvero delle stanze dove il detenuto potrebbe consumare rapporti sessuali con il proprio partner ed esercitare il proprio diritto all’affettività. La legge potrebbe essere approvata già prima dell’estate, ma il sindacato di polizia penitenziaria si oppone: “Ci metteremo di traverso”.
A cura di Charlotte Matteini
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In Commissione Giustizia di Palazzo Madama è attualmente in esame una legge delega concernente la riforma al "al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena" che, tra le varie istanze, prevede l'introduzione delle cosiddette "love rooms", ovvero dei luoghi in cui i detenuti potranno assicurarsi "riservatezza nell'affettività", una novità che potrebbe porre fine quella che di fatto, da molti anni, è divenuta un'ulteriore pena accessoria comminata alle persone detenute nelle carceri italiane: la negazione della sessualità. Da più di 30 anni si susseguono proposte di legge in questa direzione, mai arrivate all'approvazione definitiva, ma questa volta, sostiene il relatore del provvedimento, il senatore ed ex magistrato Felice Casson, potrebbe essere la volta buona e la legge delega potrebbe essere approvata in tempi brevi, forse già prima dell'estate.

Non mancano, però, gli oppositori: il segretario del sindacato di polizia penitenziaria, Donato Capece, ha dichiarato: "Ci metteremo di traverso per evitare che questo provvedimento diventi realtà, siamo disposti a manifestare a oltranza. Non vogliamo passare per guardoni di Stato" e, proseguendo, ha insistito nel sottolineare che un detenuto ha già la possibilità di consumare rapporti sessuali con il proprio fidanzato o coniuge: "Esistono i permessi premio, durante i quali è possibile vivere la propria affettività come meglio si crede. Ma poi chi non ha una fidanzata cosa fa, chiede una prostituta? Chi li controlla questi? Il detenuto si chiude lì dentro da un minimo di 12 a un massimo di 24 ore e non c’è nessuno che possa verificare cosa realmente accada tra quelle mura".

L'introduzione di questa novità negli istituti carcerari italiani è inserita all'interno dell'articolo 31 del ddl 2067 che, alla lettera "m", prevede il "riconoscimento del diritto all'affettività delle persone detenute e internate e disciplina delle condizioni generali per il suo esercizio". All'estero viene già da molti anni riconosciuto ai detenuti il diritto all'affettività, per la precisione questo diritto viene tutelato in 31 dei 47 stati facenti parte del Consiglio d'Europa, tra i quali Croazia, Germania, Portogallo, Olanda, Spagna, Danimarca e Norvegia. "Si tratta di un campo, come molti altri, sul quale siamo molto arretrati rispetto al resto dell’Europa", ha spiegato Felice Casson che ha inoltre ricordato come in Spagna, dove per motivi di lavoro, negli anni '80, si trovò a visitare molte carceri del luogo "venni a conoscenza di luoghi dedicati ai rapporti affettivi dei detenuti".

Secondo Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone, “si tratta di assicurare riservatezza nell’affettività, un diritto sacrosanto che nei paesi laici, non ossessionati dal tabù del sesso, viene garantito serenamente” e sarebbe necessario compiere questo passo nel rispetto dei diritti dei familiari dei detenuti: “La carcerazione non deve costringere una moglie all’astinenza, né deve diventare un invito al tradimento e all’adulterio”, ha spiegato, aggiungendo che l'introduzione delle "love rooms" sarebbe una questione prettamente pragmatica perché, "qualunque sessuologo o psichiatra potrebbe confermare gli effetti negativi di questo tipo di proibizione sulla salute, sulle tensioni e, di conseguenza, sull’aumento di episodi di violenza nelle carceri".

Nel corso dei recenti Stati generali dell'esecuzione penale, convocati dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, l’argomento è stato ampiamente dibattuto. Il punto cruciale, sottolinea Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, è che per introdurre le "love rooms" è necessario riformare la legge, che prevede rigide prescrizioni in materia di visite carcerarie, non basta approvare un semplice regolamento. Per gli incontri dedicati all'affettività dei detenuti, infatti, servirebbero delle deroghe alle norme che prevedono il controllo audiovisivo degli stessi.  Secondo il garante, inoltre, la proposta di potenziare i permessi premio in modo tale che i detenuti possano usufruire del diritto all'affettività in luoghi diversi dal carcere, sarebbe illogica perché "non considera la vita sessuale come parte integrante dell’esistenza umana, né il fatto che si renderebbe meno esplosiva la vita del carcere", oltre a comportare tre grosse contraddizioni: "I permessi sono dei premi mentre non si possono considerare le funzioni fisiologiche come dei premi; i permessi possono essere dati solo a chi sconta condanne definitive, ne verrebbero privati i detenuti in custodia cautelare; per alcuni reati, infine, è prevista il divieto di concedere permessi".

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