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La lista dei paradisi fiscali secondo OXFAM: ci sono anche 4 Stati della Ue

“I paradisi fiscali depredano i Paesi in via di sviluppo e allo stesso tempo producono pochi benefici per i propri cittadini”, spiega l’OXFAM in un report in cui mette nero su bianco la lista dei Paesi in cui mancano trasparenza ed equità fiscale.
A cura di Redazione
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È un lungo e dettagliato report di OXFAM a riaprire il dibattito sulla questione dei “paradisi fiscali”, anticipando di qualche settimana la stesura della blacklist “promessa” dalle istituzioni europee. Come noto, infatti, per il prossimo vertice Ecofin del 5 dicembre, la Ue avrebbe dovuto rendere nota la blacklist dei paradisi fiscali, con allegato un piano per contrastare evasione e distrazione di capitali. Un provvedimento che le istituzioni Ue reputano necessario anche in relazione alle notizie portate alla luce da alcune inchieste giornalistiche, legate alla diffusione di documenti riservati di alcuni studi di consulenza operanti nei mercati offshore.

Utilizzando sostanzialmente gli stessi criteri della Ue (la trasparenza, l’equità fiscale e la partecipazione in fora internazionali sulla fiscalità), OXFAM valuta in almeno 35 le giurisdizioni che dovrebbero comparire nella blacklist della UE:

  • Albania
  • Guam
  • Nauru
  • Anguilla
  • Hong Kong
  • Niue
  • Antigua e Barbuda
  • Isole Cayman
  • Nuova Caledonia
  • Aruba
  • Isole Cook
  • Oman
  • Bahamas
  • Isole Faroe
  • Palau
  • Bahrain
  • Isole Marshall
  • Serbia
  • Bermuda
  • Isole Vergini Britanniche
  • Singapore
  • Bosnia ed Erzegovina
  • Isole Vergini Statunitensi
  • Svizzera
  • Curaçao
  • Jersey
  • Taiwan
  • Emirati Arabi Uniti
  • Macedonia
  • Trinidad e Tobago
  • Gibilterra
  • Mauritius*
  • Vanuatu
  • Groenlandia
  • Montenegro

A questi stati, OXFAM ritiene necessario aggiungerne altri 4, membri dell’Unione Europea, sottolineando come l’Irlanda, il Lussemburgo, Malta e i Paesi Bassi rappresentano i paradisi fiscali più aggressivi al mondo, “permettendo ad alcune delle più grandi corporation globali di minimizzare la propria contribuzione fiscale”.

Per l’organizzazione internazionale, dunque, la Ue dovrebbe effettuare una operazione verità, portando alla luce le tante contraddizioni di un sistema che penalizza non solo i paesi in via di sviluppo, ma anche gli stessi cittadini dei paradisi fiscali. Si legge nel report:

Il costo degli abusi fiscali societari per i Paesi in via di sviluppo si attesta intorno a 100 miliardi di dollari l’anno.17 Appena un terzo di questa somma sarebbe sufficiente per garantire l’accesso a cure mediche vitali capaci di prevenire la morte di 8 milioni di persone.18 Inoltre, la contribuzione fiscale d’impresa rappresenta una fonte di entrate erariali significativa per i Paesi poveri, circa il 16% del gettito fiscale complessivo contro appena poco più dell’8% dei Paesi ad alto reddito.19 I governi hanno la responsabilità di salvaguardare e potenziare la raccolta di imposte sugli utili d’impresa. Il contrasto degli abusi può simultaneamente favorire la crescita e ridurre la disuguaglianza di reddito. Politiche redistributive e un’allocazione più equa delle risorse legata all’istruzione, soprattutto per le ragazze, può incidere positivamente anche sulla riduzione della disuguaglianza di genere e sull’empowerment femminile.20 Se da un lato i paradisi fiscali depredano i Paesi in via di sviluppo, dall’altro producono pochi benefici per i propri cittadini.

I passi che la Ue dovrebbe fare, conclude OXFAM, devono andare nella direzione di misure “difensive, comuni e coordinate, contro i Paesi della lista nera per ostacolare il fenomeno “, implementando regole più stringenti sulle società controllate estere (cosiddette regole CFC) che permetterebbero ai Paesi dell’Unione di tassare gli utili artificialmente parcheggiati nei paradisi fiscali” e mettendo “in campo misure appropriate di contrasto ai paradisi fiscali europei”.

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