La linea di Conte: “Chiarezza o siamo fuori”. Ma diversi M5s pronti a dare fiducia a Draghi in ogni caso
"C'è chi parla di ricatto, ma siamo noi ad averlo subito. Con spirito costruttivo abbiamo invitato Draghi a confrontarsi sulle priorità che esprimono il nostro disagio politico e i modi per superare emergenza economico sociale. La risposta non è ancora pervenuta, c'è stata qualche generica apertura su alcune delle urgenze segnalate ma nessuna indicazione concreta": lo ha detto ieri sera Giuseppe Conte attraverso la sua pagina Facebook. Dopo una giornata di vertici, fuoriuscite di notizie e poi di smentite, il leader M5s ha provato a tracciare la linea del suo partito. Anche se in realtà all'interno dello stesso Movimento ci sarebbero posizioni contrastanti su quella da tenere ora, dopo l'apertura della crisi. Durante l'assemblea congiunta dei parlamentari sono emerse diverse voci critiche. E si è evidenziata la spaccatura tra l'ala governista e quella che spinge per staccare la spina.
Conte resterebbe nel mezzo, nel tentativo di trovare una strategia che non indebolisca e divida ulteriormente il partito. La sua posizione resta ancorata al documento in nove punti consegnato di persona a Mario Draghi e contenente le istanze principali per il M5s, quelle da cui scaturisce tutto il "disagio politico" che continua a sottolineare il leader Cinque Stelle. "Non potremo condividere alcuna responsabilità di governo se non ci sarà chiarezza sui punti nel documento consegnato, e se non ci sarà indicazione concreta sulla prospettiva di risoluzione di quelle questioni", ha messo in chiaro.
Ma continua invece a essere tutt'altro che chiaro cosa farà il Movimento mercoledì in Aula, quando Draghi si presenterà a chiedere la fiducia. E se dall'intervento di ieri dell'ex presidente del Consiglio i vertici sembrano propendere per l'opzione dell'appoggio esterno, ci sarebbero diversi parlamentari pronti a votare la fiducia a Draghi in ogni caso. Tra le fila dei governisti, secondo quanto riportano alcune agenzie di stampa, ci sarebbero i prima linea il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà e il capogruppo alla Camera Davide Crippa. Il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli e l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, starebbero tentando la mediazione. Dall'altro lato Paola Taverna, Mario Turco, Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi, tutti vicepresidenti M5S, sarebbero a favore dello strappo.