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La Libia è un inferno ma non importa a nessuno: da PD e M5s ok a finanziamenti a Guardia Costiera

La Libia è un Paese ancora dilaniato dalla guerra civile, dove le violazioni dei diritti umani contro i migranti sono all’ordine del giorno. Spesso a macchiarsi di tortura e violenza nei lager libici è proprio la Guardia costiera di Tripoli: eppure il Movimento Cinque Stelle sostiene che sia necessario votare la proroga delle missioni internazionali per rifinanziarla, perché l’Italia non può più permettersi di essere lasciata sola a gestire i flussi migratori. In altre parole, meglio lasciare soli i migranti in Libia. Poco importa se lì vengono torturati e i loro diritti umani calpestati. E per il Pd basta rinviare la discussione all’anno prossimo.
A cura di Annalisa Girardi
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Un migrante in un centro di detenzione in Libia (Gettyimages)
Un migrante in un centro di detenzione in Libia (Gettyimages)

Mancano poche ore. Il Parlamento si prepara a votare, come ogni anno, il rinnovo delle missioni internazionali in cui è impegnata l'Italia: tra queste c'è anche quella in Libia, un Paese ancora dilaniato dalla guerra civile, snodo fondamentale nella rotta migratoria del Mediterraneo centrale. Un Paese dove le violazioni dei diritti umani contro i migranti sono state documentante più e più volte. Un Paese che non può essere definito un porto sicuro. E mentre buona parte della società civile scende in piazza per opporsi al rinnovo degli accordi con la Libia, specialmente al rifinanziamento della Guardia costiera di Tripoli, il centrosinistra e i Cinque Stelle si limitano a puntare il dito contro l'Europa accusandola di lasciare sola l'Italia, affermando che solo cooperando con i libici si potranno gestire i flussi migratori. Noncuranti del fatto che finanziando la Guardia costiera di Tripoli ad essere lasciati soli sono i migranti, in mano di chi calpesta i loro diritti fondamentali sottoponendoli a torture e violenza.

Da parte dei giallorossi non una parola sui respingimenti, sugli attacchi degli stessi militari di Tripoli ai migranti o sulle violazioni dei diritti umani che continuano a verificarsi nei centri di detenzione del Paese, tanto in quelli in mano al governo che in quelli gestiti dai trafficanti. Anzi: i deputati M5s delle commissioni Esteri e Difesa sostengono che rifinanziare la missione di supporto alla Guardia costiera libica sia necessario al fine di non creare una gestione "ancora più caotica" di quella attuale. Che però, lo ricordiamo, ha visto nelle ultime due settimane i militari libici sparare contro un barcone con a bordo dei migranti in zona Sar maltese e speronarlo nel tentativo di fermarlo.

Il M5s vuole rifinanziare le autorità libiche

"Da mesi invochiamo il coinvolgimento dell'Europa per affrontare il tema dei flussi migratori ma finora, al di là delle parole, da Bruxelles non sono arrivate risposte né forti né adeguate. E finché l'Italia sarà lasciata sola, non può assolutamente permettersi di abbassare la guardia. Per questo riteniamo necessario il rifinanziamento delle missioni all'estero, senza interrompere la collaborazione con le autorità libiche", scrivono in una nota i deputati grillini. Insomma, per i Cinque Stelle l'Italia non può "abbassare la guardia" e permettere che uomini, donne e bambini che hanno attraversato l'inferno libico nel tentativo di fuggire da conflitti, fame e povertà assoluta, arrivino in Italia. Meglio che restino nei lager libici, in altre parole. Secondo i Cinque Stelle senza ulteriori finanziamenti alla Guardia costiera libica, oltre appunto a creare "una situazione ancora più caotica di quella attuale", si finirebbe per far aumentare le partenze (o meglio, le fughe): "Un quadro sicuramente da scongiurare per evitare ennesime morti in mare di migranti e affinché l'Italia possa gestire il flusso migratorio".

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I crimini della Guardia costiera libica che non interessano all'Italia

Presentando in Parlamento il programma aggiornato al 2021 sulle missioni internazionali, alcuni giorni fa lo stesso ministro della Difesa, il dem Lorenzo Guerini, aveva riconosciuto che alcuni comportamenti, se tali si possono definire, della Guardia costiera libica contro i migranti fossero semplicemente inaccettabili, ma si era limitato ad affermare che le stesse autorità libiche li avessero condannati. Come se una parola o due delle autorità insediatesi al governo appena qualche mese fa, in un processo di stabilizzazione ancora tutto da costruire, possano davvero fare la differenza quando si tratta dei militari libici, che da anni ormai si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani dei migranti, stupri e torture nei centri di detenzione.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rispondendo a un'interrogazione parlamentare ieri ha detto che tutte le iniziative "di sostegno alle autorità libiche in materia migratoria si ispirano al principio della tutela delle condizioni dei migranti e dei rifugiati nel Paese", sottolineando che "il governo non ha disposto e non disporrà finanziamenti a favore della Guardia costiera libica".Di Maio ha anche sottolineato che in Libia si sia "avviato un processo di stabilizzazione con l'insediamento di un'autorità nazionale transitoria" e che "il rafforzamento delle capacità delle autorità libiche di condurre attività di ricerca e soccorso nella propria area di responsabilità" sia importante per una migliore gestioni "flussi irregolari e per contrastare il traffico di esseri umani". Ancora una volta parole lontanissime da quella che è la realtà in Libia, che non considerano minimamente quello a cui vengono sottoposti i migranti che partono dal Paese. Una retorica dietro cui i Cinque Stelle si nascondono per non ammettere, di fatto, che va bene così, come andava bene votare a favore dei decreti Sicurezza e fare la guerra alle navi umanitarie durante il governo gialloverde.

Per il Pd basta rimandare tutto all'anno prossimo

Le cose non sono molto diverse se si guarda a quanto fatto e detto dal centrosinistra nelle ultime ore. Anche se i deputati Erasmo Palazzotto e Laura Boldrini hanno depositato degli emendamenti per chiedere "di non autorizzare il supporto alla Guardia costiera libica" o comunque di sospenderlo fino a che non ci sia una revisione del Memorandum tra Roma e Tripoli che garantisca il rispetto dei diritti umani e che assicuri che i migranti non vengano riportati nei centri di detenzione del Paese, la linea preferita dai dem sembra essere un'altra. Quella dell'emendamento presentato da Enrico Borghi e Lia Quartapelle che non fa che spostare il problema all'anno prossimo, impegnando il governo "a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della missione". Insomma, il Pd non ne vuole sentire parlare per ora: si rimanda tutto al 2022. Anche se, nel frattempo, i migranti continuano a morire in Libia.

Di fatto quello che chiede il Pd non è di rivedere il rapporto con la Guardia costiera libica, ma semplicemente che sia l'Europa (e non l'Italia) a prendersene la responsabilità attraverso la missione militare Ue Irini. Si tratta di una missione istituita nella primavera dello scorso anno, una sorta di naturale continuazione della missione Sophia, che avrebbe come primo scopo quello di far valere l'embargo sulle armi nel Paese. Ma che si occuperebbe anche dell'addestramento dei militari libici. Il condizionale però è d'obbligo perché di fatto non c'è ancora nulla di concreto visto che manca ancora l'accordo con il governo libico insediatosi appena qualche mese fa. Insomma, almeno nel breve termine, spostare tutto sulla missione Irini non risolverebbe in alcun modo la situazione. Eppure è esattamente ciò che propone il centrosinistra. E intanto, lo ripetiamo, la Libia continua ad essere un inferno per i migranti.

Immagine di repertorio.
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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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