La lettera di una mamma “arcobaleno” in favore delle unioni civili che commuove il Senato
Come noto, è in corso al Senato della Repubblica la discussione sul disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili. Una legge dal percorso accidentato e al centro di un serrato braccio di ferro, anche (soprattutto) all’interno della maggioranza che sostiene il Governo Renzi. molti sono stati gli interventi degni di nota nel corso di queste prime giornate di discussione parlamentare, ma quello della vicepresidente Valeria Fedeli, senatrice del Partito Democratico, è stato particolarmente toccante e incisivo.
La Fedeli ha dapprima ricordato la necessità di “unire il Paese, eliminando staccati e discriminazioni per farne un Paese più ricco, più giusto e più inclusivo, in cui ci siano più uguaglianza, più responsabilità e più diritti”; per poi ricordare che “lasciare tutto come è oggi vuol dire accettare disuguaglianze e ingiustizie motivate solo dall’orientamento sessuale e vuol dire lasciare il nostro Paese come fanalino di coda in Europa, vittima di richiami continui delle corti e dei tribunali, vuol dire per la politica rinunciare ancora una volta al proprio ruolo”. Poi un appello accorato:
Per noi la libertà e l’uguaglianza dei cittadini sono un’urgenza, come i diritti dei bambini, la tutela delle minoranze, la qualità della vita delle persone. Ma non vedete che i nostri figli, i nipoti ci guardano straniti mentre discutiamo di cose per loro già chiare? Loro già sanno che l’amore è uguale sempre e per loro è normale che abbia le stesse tutele, sempre. Guardate fuori da queste finestre, ascoltate le voci delle ragazze e dei ragazzi che sono qui sotto con i loro sorrisi, le bandiere colorate, i loro cartelli. Sono lì a portare il testimone della lotta per i diritti e l’uguaglianza, a chiedere di essere come tutti, di non essere condannati dallo Stato ad avere meno tutele di altri per via del loro orientamento sessuale. Cosa rispondiamo a chi fino ad oggi è stato discriminato oltre che nella società anche dalla legge?
E la risposta la senatrice sente di doverla dare prima di tutto a chi vive sulla propria pelle il peso delle discriminazioni, come Marilena, una madre arcobaleno. Di cui la Fedeli legge una accorata lettera, che commuove l’Aula:
“Oggi dovete essere consapevoli di una cosa: se votate sì, non state cambiando la storia di questo Paese; è già cambiata. Se votate sì, non state modificando la famiglia, si è già evoluta.
Io sarò una donna felice solamente quando sarò inchiodata ai miei doveri di madre nei confronti di tutti i miei figli, di quello che ho partorito con la pancia, come di quelli che ho partorito con il cuore. Sono figli miei in maniera identica. In maniera identica li amo; li porto a scuola; li accudisco ogni giorno, li aiuto a studiare, li coccolo se hanno la febbre… Sono la loro mamma senza “se” e senza “ma”. Vogliamo potere accudire i nostri figli senza ansia, poter stare al fianco del loro letto di ospedale se ci dovesse essere necessità, poter autorizzare una gita scolastica, poterli andare a prendere a scuola senza bisogno di una delega umiliante. Vogliamo che possano ereditare dai nostri genitori se dovesse succederci qualcosa. Vogliamo, insomma, quello che vuole ogni genitore: che i nostri bambini siano sereni e tutelati – come tutti gli altri.
Questi bambini non sono ideologie, tesi o strategie politiche: sono bimbi veri, in carne ed ossa, con due gambe, due braccia, una mente e un cuore. Flavio, Bea, Alessandro, Lia e tanti altri sono già oggi tra noi, quello che dovete decidere è se domani saranno cittadini di questo Paese come tutti gli altri.
Noi siamo fiduciosi, fiduciosi che questo Parlamento faccia quello che deve: il primo passo verso la piena uguaglianza, il primo passo verso la civiltà