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Caso Boccia-Sangiuliano

La lettera di Sangiuliano: “Mai pagato nemmeno un caffè a Boccia”. Ma lei attacca: “Il MiC rimborsava tutto”

Nuova puntata nel caso Boccia-Sangiuliano. Il ministro assicura di non aver “mai un euro del ministero” è stato usato per pagare viaggi e soggiorni dell’influencer. Immediata la replica della donna: “Mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il MiC rimborsava le spese”.
A cura di Giulia Casula
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Nuova puntata nel caso Boccia-Sangiuliano. Questa volta ad aggiungere nuovi tasselli all'intrigante storia è direttamente il ministro della Cultura che in una lettera ha deciso di fornire la sua versione dei fatti.

L'occasione per ricostruire l'affaire nato dopo le dichiarazioni in cui Maria Rosaria Boccia ringraziava il ministro per la nomina a sua consigliera arriva dalla pubblicazione della foto scattata in via del Collegio Romano il 15 agosto. Nonostante le smentite dello staff di Sangiuliano, alla riunione del MiC, tra dirigenti e funzionari, risultava presente anche l'influencer.

Il ministro dice di essere stato travolto da "un'innegabile tempesta mediatica che mi ha investito negli ultimi giorni, e all'interno della quale si fa fatica a distinguere autentiche fake news dai fatti reali che pure vanno ricondotti in una giusta dimensione", scrive Sangiuliano. Nella missiva inviata a La Stampa, l'ex direttore del Tg2 specifica di aver conosciuto "la dottoressa Boccia a metà del mese di maggio durante la campagna per le elezioni europee".

Il ministro racconta di aver maturato poi l'intenzione di conferire alla donna l'incarico di consigliera, che però ribadisce essere "a titolo gratuito". Il dietrofront sarebbe avvenuto a seguito di "alcune perplessità del Gabinetto sulla possibilità, ancorché meramente potenziale di situazioni di conflitto di interesse". Dopo la decisione di non procedere con la nomina, Sangiuliano assicura che l'influencer "non ha mai preso parte a procedimenti amministrativi" e che "le occasioni in cui è stata presente non avevano affatto carattere istituzionale e nemmeno in senso lato di istruttoria del G7".

In particolare, sul suo coinvolgimento nell'organizzazione del G7 Cultura, come testimoniato dalla famosa mail ricevuta dal donna, il ministro sostiene che "mai si è discusso di questioni di sicurezza, che tra l'altro non attengono al ministero della cultura, ma alle istituzioni preposte, prefettura e questura".

Come anticipato pure da Meloni, intervenuta ieri sera in sua difesa, anche il ministro ci tiene a sottolineare che "mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Boccia".

Tuttavia, le parole di Sangiuliano non piacciono all'influencer, che tramite delle storie su Instagram smonta, punto per punto, la ricostruzione fornita nella lettera. "Mai speso un euro del Ministero? Io non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri tanto che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo segreteria del ministro", ha replicato.

Sui ‘potenziali conflitti d'interesse' all'origine del passo indietro di Sangiuliano, la donna incalza: "Quando li avrebbe riscontrati? Durante le vacanze estive? Il Capo di Gabinetto era presente da remoto alla riunione del 15 agosto perché era in ferie. Sotto l'ombrellone ha verificato i miei potenziali conflitti di interesse? E soprattutto quali sono?", domanda.

Anche sulla mancata nomina, Boccia fornisce una versione differente: "Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile… la riascoltiamo insieme?. Così pure sulla sua totale estraneità alle riunioni operative sul G7, più volte ribadita dall'entourage del MiC e dallo stesso Sangiuliano. "Quindi non abbiamo mai fatto riunioni operative? Sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?", conclude.

Intanto, dall'opposizione c'è chi chiede al ministro di dimettersi. "Deve fare chiarezza in Parlamento, non ci bastano le rassicurazioni della Meloni. Se un ministro mente in una lettera e dichiarazioni pubbliche, persino alla presidente del Consiglio, deve dimettersi in maniera istantanea", ha dichiarato il deputato del Pd, Arturo Scotto. "Ne va della credibilità dell'istituzione e del fatto che questo ministro, pare anche sostenuto dalla stessa Boccia, stia preparando il G7 guarda caso a Pompei. Se dovessero essere vere queste cose, minerebbe profondamente la credibilità di un evento come il G7", ha aggiunto il dem. "Ci sono tante interrogazioni presentate dall'opposizione, non è chiaro per quale motivo il ministro decida di ignorare i quesiti di chi fa il proprio lavoro parlamentare. Qui probabilmente siamo di fronte a un uso disinvolto delle istituzioni, a un uso discrezionale dei collaboratori, formali o informali. Siamo di fronte a un ricatto?".

Italia Viva ha persino lanciato una petizione, a prima firma del senatore Ivan Scalfarotto, per chiedere le dimissioni di Sangiuliano. "Non solo ha mentito, non solo con il suo comportamento ha esposto Pompei, patria della cultura, al ridicolo, ma ha anche messo a rischio la sicurezza del G7", si legge. "Per questo la sua presenza al governo in un ruolo così delicato non è più sostenibile. Con una firma chiediamo di restituire la cultura italiana a mani più serie, più competenti, più capaci".

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