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La lettera di Renzi ai ricercatori: “Valorizzeremo merito e competenza”

Il Presidente del Consiglio risponde ai vincitori di concorso emigrati all’estero con una lunga lettera in cui rilancia la sfida della competitività dell’Italia nel campo della ricerca scientifica.
A cura di Redazione
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Qualche giorno fa, Repubblica ha pubblicato un appello proveniente da un gruppo di studiosi e ricercatori italiani, vincitori di concorso ma costretti a emigrare all'estero per trovare spazio e stabilità. Oggi è lo stesso Presidente del Consiglio a prendere carta e penna e scrivere una lunga e articolata risposta, pubblicata sempre sulle pagine del quotidiano diretto da Mario Calabresi. Nel progetto di Matteo Renzi, coesistono due necessità, chance ai più meritevoli ma anche spazio agli studiosi provenienti dall'estero, nella consapevolezza che bisogna coinvolgere chiunque abbia idee e voglia e non si rassegni mai all'idea di un paese fermo.

Spiega Renzi:

Quell'attenzione all'eccellenza e al merito che i ricercatori richiamano nel loro appello, quella richiesta di valorizzare il merito e di creare un ambiente competitivo e stimolante per la ricerca, è la nostra. E che lavoriamo insieme perché i nostri scienziati e studiosi continuino a dare il meglio di sé a casa nostra e in giro per il mondo e perché i nostri centri di ricerca, laboratori e università possano tornare ad essere un magnete per le intelligenze e per il futuro di ognuno di noi.

Molto ruota intorno alla necessità di modificare i meccanismi della spesa pubblica in materia di istruzione e ricerca scientifica:

Per questo sulla ricerca non basta spendere di più, dobbiamo spendere meglio. I dati Eurostat che vengono citati per sottolineare il divario con Germania e Francia nella spesa in ricerca tra il 2003 e il 2013 includono sia il settore privato sia il settore pubblico. Se guardiamo, invece, alla sola università, l'Italia ha speso da un minimo dello 0,32% del Pil a un massimo dello 0,37%, la Germania dallo 0,39% allo 0,51%, la Francia dallo 0,38% allo 0,47%. Un gap significativo, ma relativamente più contenuto rispetto alla spesa totale. Un divario che in ogni caso il governo è determinato a colmare, partendo proprio dal nuovo Programma nazionale per la ricerca (Pnr) 2015-2020, su cui abbiamo mobilitato circa 500 milioni di risorse aggiuntive, portando le risorse totali a 2 miliardi e 429 milioni soltanto nel primo triennio.

Anche a tal fine, in campo vi è un programma, con 246 milioni di euro investiti in tre anni, per l'attrazione dei vincitori Erc e per lo snellimento dei vincoli burocratici nelle università, accanto ai nuovi 500 posti di "professore associato o ordinario attribuiti a ricercatori di eccellenza: vincitori saranno selezionati da commissioni di top scholars di indubbio prestigio internazionale. I vincitori potranno essere chiamati senza alcun costo da tutti gli atenei italiani, avranno stipendi più alti in ingresso e potranno muoversi dove vogliono dopo un periodo minimo di permanenza nell'ateneo prescelto"

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