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La lettera di Conte: “Non siamo mai andati in vacanza in estate, evitato lockdown generalizzato”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, difende l’operato suo e del governo, in una lettera inviata a la Repubblica: “Non posso accettare che passi il messaggio di un presidente e di un governo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva. Il governo la scorsa estate non è mai andato in vacanza”. E questo lavoro, sottolinea Conte, ha permesso di evitare un lockdown generalizzato ora.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, difende l’operato del governo durante l’emergenza Coronavirus. Lo fa attraverso una lettera inviata a la Repubblica, nella quale parla della gestione dell’epidemia in Italia. “Non posso accettare che passi il messaggio di un presidente e di un governo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva, che un solo weekend passato al mare o una singola cena a margine di un appuntamento istituzionale vengano così strumentalmente sottolineati”, afferma Conte. Sottolineando che “il governo la scorsa estate non è mai andato in vacanza”.

Conte rivendica di non essersi mai fermato durante l’estate: “Chiarisco, allora, che questa estate non ho mai concesso pause alla mia attività istituzionale. Anche nel mese di agosto sono stato sempre immerso nello studio dei vari dossier e nella soluzione dei vari problemi, avendo cura, insieme ai ministri competenti e ai vari esperti, che la piena ripresa delle varie attività sociali ed economiche avvenisse in piena sicurezza”.

Il presidente del Consiglio sottolinea che in estate il governo non ha mollato la presa, altrimenti “oggi non potremmo contare sul rafforzamento dei nostri strumenti di difesa e vivremmo già in pieno lockdown generalizzato”. Da qui Conte passa in rassegna gli interventi messi in campo dal punto di vista sanitario:

Oggi abbiamo il doppio dei posti letto in terapia intensiva rispetto all'inizio dell'emergenza; abbiamo immesso nei servizi sanitari 36.000 nuovi medici e infermieri; mentre all'inizio dell'emergenza riuscivamo a fare 25.000 tamponi oggi arriviamo a farne 230.000 e siamo predisposti a farne molti di più; in primavera stentavamo a reperire dispositivi di protezione individuale anche per le categorie professionali più esposte, mentre oggi siamo pienamente autosufficienti e le distribuiamo gratuitamente ogni giorno a studenti, docenti, personale sanitario e forze di sicurezza. Senza gli innumerevoli tavoli di confronto, i 12 mila cantieri che hanno consentito di avere 40 mila aule in più, le gare per banchi e  dispositivi digitali, non avremmo mai visto i nostri ragazzi rientrare in classe.

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