La Lega vuole vietare il cibo vegano con nomi “da carne”: multe per chi vende la bistecca di seitan
Basta bresaola di seitan, bistecca di tofu e prosciutto veg. E soprattutto basta ai produttori che approfittano della notorietà della carne. La Lega ha presentato una proposta di legge alla Camera – a prima firma del deputato Mirco Carloni, che ha parlato di "inganno per i consumatori" – per evitare che gli operatori del settore alimentare possano "utilizzare denominazioni di vendita che richiamano la carne". Insomma, la carne è carne, la bistecca è carne, il prosciutto pure, la bresaola idem, il salame non ne parliamo proprio. Anche se poi andrebbe risolto il problema del salame di cioccolato, che si troverebbe tra due fuochi incrociati: pezzo della tradizione o mistificatore di un prodotto animale? Ai posteri l'ardua sentenza.
Nella proposta di legge i firmatari sottolineano come "stabilire l’esclusivo uso dei nomi propri della carne e delle sue preparazioni con riferimento ai soli prodotti contenenti proteine di derivazione animale è un’operazione di giustizia sociale". Nei sette articoli del testo è previsto tutto: dalle definizioni dei vari alimenti alle sanzioni per chi – se dovesse essere approvata la legge – si ostinasse a chiamare prosciutto qualcosa che non è fatto di maiale. All'articolo 3 si legge:
Al fine di non indurre il consumatore in errore circa le caratteristiche dell’alimento, i suoi effetti o le sue proprietà, per denominare un prodotto trasformato contenente proteine vegetali è vietato l’uso di:
a) denominazioni legali riferite alla carne, a una produzione a base di carne o a prodotti ottenuti in prevalenza da carne;
b) riferimenti a specie animali o a gruppi di specie animali o a una morfologia o a un’anatomia animale;
c) terminologie specifiche della macelleria, della salumeria o della pescheria;
d) nomi di alimenti di origine animale rappresentativi degli usi commerciali.
All'articolo 7, invece, arrivano i divieti:
1. È vietato detenere per la vendita o la distribuzione a titolo gratuito nonché vendere o distribuire gratuitamente prodotti alimentari non conformi alle disposizioni della presente legge.
2. Salvo che il fatto costituisca reato, in caso di violazione del comma 1 nell’ambito dell’attività di impresa e in relazione alla quantità di prodotto venduta o distribuita a titolo gratuito, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 euro a 7.500 euro.
Insomma, dopo la battaglia contro la carne sintetica, la destra si scaglia anche contro i prodotti vegani. Non si possono vietare, certo, ma almeno devono essere chiamati in maniera diversa. Per non ledere l'onore del salame, né tradire la fiducia dei consumatori caduti nel tranello del mercato veg.