La Lega torna a prendersela con l’Ue perché “pubblicizza” il velo islamico
La Lega torna a prendersela con l'Unione europea e con chi indossa il velo islamico. Questa volta a far scattare la polemica è stata l'eurodeputata Silvia Nardone che ha accusato le istituzioni europee di "pubblicizzare" l'indumento "in chiave positiva".
Nel mirino dell'europarlamentare leghista l‘Agenzia dell'Unione Europea per l'Asilo (EUAA), l'agenzia incaricata di fornire un aiuto agli Stati membri nell'applicazione dell'insieme di leggi europee che disciplinano l'asilo, la protezione internazionale e le procedure di accoglienza tramite assistenza legale, tecnica, consultiva e operativa.
L'accusa rivolta all'Agenzia è di aver utilizzato immagini in cui erano presenti donne o bambine con il velo islamico all'interno dei loro cataloghi illustrativi. Un'operazione inaccettabile per Sardone, secondo la quale l'hijab rappresenterebbe uno "strumento di oppressione per le donne".
In una nota la leghista ha dichiarato che "ormai periodicamente, purtroppo, vediamo sui siti istituzionali e sui social network delle agenzie e delle istituzioni europee comunicazioni che vedono foto o grafiche che raffigurano donne velate. Questa volta tocca all'Agenzia dell'Unione Europea per l'Asilo che per pubblicizzare percorsi sicuri e legali per i rifugiati che necessitano di protezione internazionale ha usato una illustrazione con disegnati un uomo, una donna velata e anche una bambina con il velo", ha proseguito.
Per Sardone non è "normale che l'Unione Europea, costantemente, veicoli immagini che pubblicizzano il velo islamico in chiave positiva", sottolineando come "era già successo in passato per la conferenza sul futuro dell'Europa, per gli eventi sulla gioventù, nelle pubblicazioni sull'ambiente, per la giornata dei diritti dell'uomo, per la parità di genere e perfino per il giorno anti omofobia".
Il Parlamento Europeo "più volte si è occupato di questa questione e noi abbiamo sempre invitato la Commissione ad evitare l'uso di simboli religiosi. Il velo islamico tra l'altro, come dimostrano le cronache ogni giorno, è sempre di più uno strumento di oppressione per le donne e non certo di libertà", si legge ancora nella nota.
E in effetti non è la prima volta che dal partito di Matteo Salvini polemizzano con l'Ue sulla questione. Circa un anno fa, due eurodeputate avevano criticato la scelta di utilizzare all'interno di un pamphlet istituzionale immagini di donne con indosso l'hijab, ritenuto dalle leghiste contrario "ai valori europei".
In realtà, la tutela della libertà religiosa è tra i pilastri dell'Ue che riconosce altresì il principio generale di autodeterminazione, per cui ogni donna è libera di indossare cioè che vuole senza subire discriminazioni.
Eppure Nardone non sembra essere d'accordo tanto da far sapere che presenterà un'interrogazione alla Commissione Europea "per invitare le istituzioni europee a smettere di veicolare queste comunicazioni che di certo non aiutano le donne musulmane".