La Lega prende di mira Tajani, il ministro degli Esteri: “Partito di quaquaraquà, parla senza studiare”

Continuano le tensioni tra Lega e Forza Italia, dopo che ieri in un"intervista a la Repubblica il sottosegretario al Mef Durigon ha delegittimato apertamente il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, dicendo che avrebbe bisogno di farsi aiutare nelle relazioni con gli Stati Uniti, perché è in difficoltà. La presidente del Consiglio Meloni non interviene nello scontro a distanza tra Salvini e Tajani, preferisce restare a guardare.
Il clima è tesissimo tra gli alleati, soprattutto dopo la telefonata di Matteo Salvini al vicepresidente Usa J.D. Vance, che ha aperto a una missione di Salvini negli Usa, costringendo Tajani a intervenire dopo le dichiarazioni leghiste contro il riarmo europeo: "La politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Il resto sono iniziative legittime personali. Sono queste le posizioni ufficiali del governo. Poi è legittimo se un ministro vuole parlare con esponenti di amministrazioni di vari Paesi. Però, ripeto, la linea politica per l'estero la danno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri".
L'attacco del Carroccio di ieri è talmente duro che non può essere ignorato. Al punto che la segretaria del Pd Elly Schlein parla di governo ‘sfiduciato' e di ‘crisi di governo': "È chiaro che il governo non sta più in piedi, è chiaro che non si può occupare dei problemi degli italiani: dalle liste di attesa infinite, ai salari bassi, alle bollette più care di Europa".
Ieri Tajani ha risposto stizzito alle critiche, mandando prima un messaggio alla leader dem e poi recplicando al leghista Claudio Durigon: "Le opposizioni stiano tranquille, il governo andrà avanti. Poverini… Si illudono". E poi al sottosegretario del Carroccio: "Non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori".
"Il testamento politico che noi abbiamo raccolto dimostra cosa è un partito serio e che differenza c'è tra questo e un partito quaquaraquà. Un partito quaquaraquà è un partito che parla, che dice senza studiare, senza riflettere. I partiti quaquaraquà sono partiti populisti. Sono quelli che un giorno dicono una cosa e un altro giorno ne dicono un'altra. I partiti seri sono quelli che studiano, che approfondiscono e poi parlano e poi decidono. Quelli che poi fanno quello che dicono e non rinnegano quello che dicono, cambiando idea", ha detto il vicepremier, concludendo i lavori dell'evento ‘Forza Europa. Giovani per la libertà verso il futuro', organizzato a Milano.
"Oggi – ha aggiunto Tajani – abbiamo dimostrato di avere una classe dirigente che è in grado di approfondire, con grande determinazione e con grande serietà, argomenti che sono quelli che i giovani sentono come priorità. Chi strilla vuol dire che conta poco e comanda poco. Noi preferiamo lavorare e non strillare". Il titolare della Farnesina ha sottolineato che "FI non creerà mai problema alla coalizione". Ma visto il difficile esercizio di equilibrismo tra Europa e Stati Uniti a cui è costretta la premier Meloni, soprattutto sul tema difesa e riarmo, non sono per nulla risolte.