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La Lega fa marcia indietro: ritirata proposta sullo stop ai nomi femminili per le cariche pubbliche

Dopo le pressioni ricevute, il senatore della Lega Potenti è stato costretto a ritirare il ddl sullo stop all’uso del femminile per alcune cariche pubbliche e professioni. Erano previste nella bozza del testo multe fino a 5mila euro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Alla fine il senatore Potenti ha ceduto ed è stato costretto a ritirare la legge sullo stop all'utilizzo della declinazione al femminile per alcune cariche pubbliche e professioni, la proposta che voleva sanzionare l'uso di ‘sindaca' o ‘rettrice'.

La decisione è arrivata ieri pomeriggio, dopo le polemiche suscitate dal ddl, e la conferma è giunta proprio dal  senatore firmatario Manfredi Potenti. Il parlamentare è stato isolato dal suo stesso partito, che ha preso le distanze. "La proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un'iniziativa del tutto personale", si sono affrettati a sottolineare dal Carroccio. Il ddl per dire basta all'uso del femminile per cariche istituzionali o professionali utilizzando "neologismi" come ‘sindaca' o ‘avvocata' è stato quindi archiviato.

Erano previste sanzioni da mille a 5mila euro per chi avrebbe violato il divieto. Fonti della Lega hanno spiegato ieri che "i vertici del partito, a partire dal capogruppo al senato Massimiliano Romeo, non condividono quanto riportato nel ddl Potenti il cui testo non rispecchia in alcun modo la linea della Lega che ne ha già chiesto il ritiro immediato".

Le opposizioni per tutta la giornata di ieri si sono scagliate contro la bozza di ddl. Il vicepresidente della Camera, Sergio Costa, esponente del M5s, la considera una "boutade estiva per ottenere un po' di spazio sui giornali".

Per il Pd la vicepresidente Chiara Gribaudo commenta così: "Siamo contenti che la proposta sia stata ritirata, ma non abbassiamo la guardia di fronte ad un governo guidato da una premier donna che si fa chiamare ‘signor presidente del Consiglio': questa destra crede in un modello patriarcale e lo dimostra quotidianamente, sull'aborto, l'occupazione femminile, la famiglia".

Critica anche la vicepresidente e deputata del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino: "Un'idea talmente aberrante che dopo mezza giornata è costretta a ritirarla. Quando smetteranno di inventarsi queste baggianate per tirare fumo negli occhi degli italiani, forse, troveranno il tempo di dare le risposte ai veri problemi che soprattutto le donne aspettano da loro". Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, si tratta di una "proposta spazzatura, misogina e ridicola che svela la povertà di pensiero di un partito allo sbando".

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