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Crisi di Governo 2022

La grande ammucchiata del governo Draghi che imbarazza tutti i partiti

Dai Cinque Stelle costretti a digerire le ministre di Forza Italia a Leu che deve votare un governo con tre ministri leghisti, sino ai dissidi gialloverdi con Daniele Franco, neo ministro dell’economia e delle finanze. Il governo Draghi nasce nel segno delle contraddizioni interne, e dei conflitti latenti. Quanto durerà la luna di miele?
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Chissà che ne pensano Beppe Grillo e i Cinque Stelle, costretti a votare la fiducia a un governo con Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta, archetipi dell’epopea berlusconiana, quando definivano il Pd con il nomignolo di Pidimenoelle.  O che ne dicono dalle parti di Leu di un governo con i leghisti Giorgetti, Garavaglia e Stefani, fieri sostenitori delle politiche dei porti chiusi di Matteo Salvini. O ancora, sull'altro versante, cosa ne dirà Matteo Salvini della conferma di Luciana Lamorgese, fino a ieri la “ministra degli sbarchi” che ha abrogato i suoi decreti sicurezza, al Viminale. O cose dice Matteo Renzi della conferma di Roberto Speranza al ministero della Salute, visto che aveva fatto cadere il governo precedente sugli errori nella gestione dell’emergenza sanitaria.

Chissà che ne pensa pure Giuseppe Conte, nell’aver detto sì a un governo con Vittorio Colao, da lui chiamato a capo della task force per la ripresa economica del dopo Covid e poi abbandonato al suo destino, come se nemmeno fosse mai esistito. O cosa ne pensano Luigi Di Maio e Rocco Casalino di Daniele Franco nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze, che il primo aveva indicato come la “manina” che da ragioniere generale dello Stato si rifiutava di bollinare le spese senza copertura ai tempi del governo gialloverde. E a cui il secondo si rivolgeva – dicono i suoi esegeti – quando parlava dei “i pezzi di m…” che non riuscivano a trovare “10 miliardi del c…” per il reddito di cittadinanza.

Ancora: chissà che ne pensa Alfonso Bonafede della nomina al ministero della giustizia di Marta Cartabia, prima donna presidente della Corte Costituzionale, secondo cui – a proposito dell’abolizione della prescrizione – “i processi troppo lunghi sono un anticipo di pena”. O cosa ne pensa Matteo Salvini, ancora, delle sue idee di riforma del carcere come strumento di rieducazione e non come un luogo del quale si deve “buttare via la chiave”. A proposito: chissà che pensano le donne del Pd o di Leu nel vedere che i loro, quelli di sinistra, sono gli unici partiti della maggioranza a non aver portato nemmeno una donna in un governo che è per due terzi al maschile. Ma questa, perlomeno, non è una novità.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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