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Francesco Belsito, la grana padana che sconquassa la Lega

E’ il momento più buio per la famiglia Bossi. Dalle carte dei pm emerge che i soldi sottratti da Belsito sono stati utilizzati per costruire case, pagare la campagna elettorale del Trota e gli svaghi di Rosy Mauro. E in questa brutta storia, c’è ancora molto da chiarire.
A cura di Biagio Chiariello
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il momento piu buio per il partito di bossi dopo il caso belsito

Parlare di bufera, nel descrivere la grana (padana) che coinvolge la famiglia del Senatùr non è solo retorica giornalistica. L'indagine delle tre procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria sul tesoriere del Carroccio indagato per truffa ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio, porta alla luce particolari sconvolgenti che sanno quasi di cesura storica per il partito leghista. Quel passaggio nelle carte dei pm, “esborsi effettuati per esigenze personali di famigliari del leader della Lega Nord", sottratti dai finanziamenti pubblici percepiti come rimborsi elettorali, suona davvero forte. Eh già, perché i magistrati affermano che quei soldi sarebbero stati utilizzati, innanzitutto, per ristrutturare la villa di Bossi a Gemonio e per pagare le spese della campagna elettorale del suo primogenito Renzo, meglio noto come il Trota. E ancora, si parla di cene, alberghi, viaggi e svaghi in generale di figli e moglie, Rosy Mauro (non indagati). In un' intercettazione, infatti, si ode che quei soldi vanno a finanziare «i costi della famiglia». Denaro pubblico gestito «nella più completa opacità» da almeno otto anni, scrivono i magistrati – tra i quali anche Woodcock -che indagano sul caso.

E' una brutta storia e Bossi questo lo ha capito indubbiamente. Ma solo nella seconda serata di ieri sono arrivate le sue prime dichiarazioni. «Vogliono colpire la Lega e quindi colpiscono me», affermazioni che hanno il sapore del già sentito. Tesi complottistiche – poi riprese anche dal quotidiano leghista "Allungano le mani su Bossi per fermare un popolo" – che lasciano il tempo che trovano. Il senatùr però si prende il merito delle dimissioni di Belsito: «Gli ho chiesto io di fare un passo indietro». Ma il meglio lo da' quando mette le mani avanti per difendersi dalle accuse dei pm: «Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa. Io non so nulla di questa cose », quasi a dire mi hanno aggiustato la casa a mia insaputa. E Twitter non ha potuto fare a meno di scatenarsi su una giustificazione simile.

La storia del giorno era iniziata con le perquisizioni dei carabinieri e della Guardia di Finanza nella sede di via Bellerio a Milano. Era solo l'inizio di una spaccatura che piano piano diventava sempre più baratro per il partito di Padania. L'artefice è Francesco Belsito, ex buttafuori, falso laureato e da 3 anni titolare delle casse del partito di Bossi. Oltre alle accuse già riportate, nelle carte degli inquirenti si parla anche di alcuni trasferimenti di denaro sospetti che coinvolgerebbero pure un imprenditore legato alla ‘ndrangheta, Romolo Girardelli. C'è da dire che segnali sospetti erano emersi  già a gennaio col caso degli investimenti in Tanzania. Già allora Maroni aveva chiesto l'allontanamento di Belsito, ma nulla era accaduto. Anche perché era stato lo stesso leader maximo del Carroccio a difendere il suo tesoriere, «un buon amministratore» aveva detto Bossi, in riferimento alle operazioni all'estero.

Le cifre contestate dai pm non sono roba da nulla: 6milioni di euro investiti a Cipro, Norvegia e Tanzania; 18 milioni di euro per il finanziamento alla Lega nel 2011. E poi ci sono quei 150 mila euro ricevuti da Belsito e nascosti in un cappello e in una borsa per le bottiglie di vino, per interesse  dell'imprenditore Stefano Bonet, uno dei personaggi principali su cui si concentra l'attenzione dei magistrati. Eppure la stessa procura di Milano ci teneva precisare che Belsito «non è il nuovo caso Lusi». E così come avvenuto per la Margherita, anche la Lega si dichiara parte lesa. E sicuramente lo è. Lo si vedrà, ne siamo certi, dai risultati che otterrà alle prossime elezioni amministrative.

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