video suggerito
video suggerito
Opinioni

La GPA “reato universale” non è una legge per proteggere le donne, ma per colpire la comunità LGBTQ+

Rendere la gestazione per altri un reato universale è un accanimento ingiustificato, che ha evidentemente uno scopo recondito.
A cura di Jennifer Guerra
15 CONDIVISIONI
Immagine

La gestazione per altri è ufficialmente reato universale. Ieri il Senato ha approvato la proposta di legge che criminalizza le coppie che si recano all’estero per avere un figlio tramite maternità surrogata, una pratica già vietata in Italia, e che da oggi rischiano anche il carcere. Con la formula del “reato universale”, la legge di fatto paragona la gpa – che è legale in decine di Paesi, anche in Europa – al genocidio o ai crimini contro l’umanità, tra gli unici reati che possono essere perseguiti secondo la giurisdizione del diritto universale, indipendentemente dal luogo in cui sono stati commessi.

Fratelli d’Italia festeggia l’approvazione della legge come una vittoria contro la “mercificazione delle donne” e la “compravendita dei bambini”, ma è sempre stato chiaro che l’obiettivo di questa iniziativa non era proteggere la dignità delle donne, ma colpire le famiglie arcobaleno. Sebbene infatti la gpa sia praticata soprattutto dalle coppie eterosessuali che hanno problemi di fertilità, il dibattito pubblico e politico si è sempre concentrato soltanto sulle coppie omosessuali.

Lo dimostra la vicenda delle interruzioni delle trascrizioni degli atti di nascita di figli di coppie dello stesso sesso in diverse città, sollecitata lo scorso anno dal ministero degli Interni: di fronte alla pioggia di critiche, specie dopo che si cominciarono a impugnare trascrizioni risalenti a diversi anni prima, la ministra della Famiglia Eugenia Roccella difese il governo dicendo che il vero obiettivo non era mai stato quello di colpire le famiglie arcobaleno, ma solo la maternità surrogata. “Non è un problema di omosessuali o eterosessuali, è molto sbagliato pensare che chi è contro questo mercato voglia colpire gli omosessuali”, disse la ministra in un’intervista al Corriere. Ma allora perché impugnare 33 atti di nascita di bambini con due mamme, che all’estero non hanno fatto ricorso alla gestazione per altri, ma alla procreazione medicalmente assistita? In quel caso, non c’era nessuna donna “mercificata” di cui difendere la dignità.

Forse perché la questione della compravendita del corpo delle donne è sempre stata una scusa e le reazioni della destra all’approvazione della legge non lasciano dubbi: la prima firmataria del ddl, la deputata Carolina Varchi, sui social parla di una vittoria contro “il finto progressismo”, ma in Parlamento si era scagliata contro chi aveva fatto “campagna elettorale sventolando bandiere arcobaleno”, riferendosi al sindaco di Milano Beppe Sala per la controversia delle trascrizioni e parlando del “diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà”. A giugno, in un post su Facebook, aveva detto che con questa legge stava lavorando contro l’“ideologia Lgbt” per garantire che “nessuna delle rivendicazioni del Pride diventerà mai legge”.

Varchi ha presentato la legge a febbraio 2023, raccogliendo però una proposta storica del suo partito: la stessa Giorgia Meloni infatti la propose da deputata nel 2018. A maggio, al congresso del partito spagnolo di estrema destra Vox, la Presidente del consiglio parlò della sua lotta contro “chi vuole mettere in discussione la famiglia, quale pilastro della nostra società, a chi vuole introdurre la teoria gender nelle scuole e a chi intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata”. Poi proseguì parlando di “uomini ricchi [che comprano] il corpo di donne povere”. In realtà esiste anche la gpa solidale, che non prevede un compenso per la gestante, ma nello stesso preambolo della legge è definita una “favola […] lontana dalla realtà, mentre la verità è che si tratta di un banale mercimonio di madri e di bambini”.

Rendere la gpa reato universale è un accanimento ingiustificato, visto che si tratta di una pratica che è illegale da ormai vent’anni, e molti giuristi sono scettici sulla sua costituzionalità. Oltre alle conseguenze sul piano umano, la legge potrebbe averne anche su quello diplomatico, dal momento che l’Italia si ritroverebbe a punire una pratica che in molti Paesi è legale e regolamentata da decenni, cosa che non è mai avvenuta. Già alla Camera i lavori erano stati accelerati con “estrema urgenza”, come se si trattasse di un'emergenza nazionale. Ma è chiaro che di questa legge non c’era alcun bisogno, se non per mandare un chiaro segnale alla base conservatrice dell’elettorato e far contente le associazioni che da anni spingono per un “divieto universale” della maternità surrogata.

Tra gli obiettivi a lungo termine di Agenda Europe, un network di attivisti e politici ultraconservatori all’interno delle istituzioni europee, c’è proprio la proibizione di tutte le forme di inseminazione artificiale, compresa naturalmente la maternità surrogata. Nel “manuale” diffuso dal gruppo, si spiega che l’unico modo per ottenere questo risultato è proprio prevenire il turismo della fertilità, in modo che abbia effetti extraterritoriali. Tra le strategie comunicative consigliate, c’è quella di parlare del diritto di un bambino di avere una mamma e un papà, concentrarsi sullo sfruttamento del corpo delle donne e di paragonare queste pratiche alla tratta di esseri umani. Tutte frasi che abbiamo sentito più e più volte negli ultimi anni.

A marzo del 2023, 100 esperti provenienti da 75 Paesi hanno firmato la “Dichiarazione di Casablanca” per vietare la pratica a livello internazionale. La Dichiarazione è stata presentata anche a Roma in un convegno cui hanno partecipato molti esponenti della maggioranza, tra cui la ministra Roccella. Sempre la ministra era presente a un altro convegno organizzato dal Vaticano alle Nazioni Unite con lo stesso scopo. Anche se non è chiaro chi siano questi esperti o chi abbia effettivamente promosso la dichiarazione, la notizia è circolata soprattutto fra le piattaforme anti-gender, come la rete di politici conservatori Political Network for Values. Diversi esponenti di questa piattaforma si ritroveranno nei prossimi giorni in Croazia all’European Congress of Families, organizzato proprio da Fratelli d’Italia per conto dell’eurogruppo dei conservatori e riformisti.

15 CONDIVISIONI
Immagine
Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views