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Covid 19

Perché è stato scelto il 18 marzo per ricordare le vittime del coronavirus

Oggi nell’Aula di Montecitorio si è svolta la discussione generale per l’istituzione di una Giornata in memoria delle vittime di Covid. Cinque le proposte di legge presentate, a firma di Mulè, Murelli, Martina, Mammì e Rossini, confluite poi in un testo unico. La data scelta dovrebbe essere quella del 18 marzo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Si è svolta questa mattina alla Camera la discussione generale sulla proposta di legge per l'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus, che dovrebbe essere celebrata il 18 marzo. L'esame del provvedimento è stato rinviato ad altra seduta.

Una prima proposta, presentata il 27 marzo 2020 – prima firma Mulè (FI) – puntava a riconoscere il 20 febbraio come ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus' al fine, si legge nel testo, "di conservare e di rinnovare la memoria di tutte le persone che sono decedute a causa dell'epidemia di COVID-19, compresi coloro che hanno contratto il virus nell'esercizio della propria attività lavorativa". La data era stata indicata perché proprio il 20 febbraio del 2020 Annalisa Malara, anestesista dell'ospedale di Codogno, ha individuato quello che è stato considerato ‘paziente uno' in Italia.

Per ricordare le vittime della pandemia in tutti i luoghi pubblici e privati verrà osservato un minuto di silenzio. Per celebrare la giornata a livello locale potranno essere organizzate manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di ricordo dei fatti e riflessione. Inoltre, come recita l'articolo 2 della legge, tutti i lavoratori, del settore pubblico e del settore privato potranno decidere di donare l'importo corrispondente alla retribuzione di una o più ore della propria giornata di lavoro per il sostegno alla ricerca scientifica.

Una seconda proposta, a prima firma Martina, prevedeva la data del 18 marzo, giorno in cui gli autocarri militari hanno lasciato Bergamo per la prima volta con sessantacinque bare. E ancora un altro testo, presentato dal M5s, dalla deputata Stefania Mammì, chiedeva venisse istituita il giorno 31 marzo "di ciascun anno quale Giornata nazionale in memoria dei professionisti e degli operatori sanitari e sociosanitari vittime dell'epidemia di coronavirus, al fine di conservare la memoria del sacrificio e dell'eroismo di coloro che sono deceduti o che hanno riportato invalidità permanenti a seguito del contagio del virus COVID-19 nel corso delle azioni di contenimento e di gestione dell'emergenza epidemiologica dovute al proprio servizio".

La XII Commissione ha dato parere favorevole al testo unificato delle proposte di legge di Mulè, Murelli, Martina, Mammì e Rossini, adottato come testo base dalla Commissione, che stabilisce appunto l'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus il 18 marzo. Dal testo unificato, che accorpa le cinque proposte giunte sul tema, si legge che l'istituzione della giornata sarà "senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica".

"Ricordare deve servire anche a elaborare insieme il trauma collettivo che abbiamo vissuto, a capire cosa quest'emergenza ci ha lasciato, cosa ci ha mostrato in maniera drammatica e qual è la direzione che vogliamo intraprendere adesso. Mi piacerebbe che non perdessimo quello straordinario senso di solidarietà che abbiamo fatto venir fuori soprattutto durante i giorni di lockdown: la cura degli altri, la preoccupazione per chi vive situazioni di fragilità, la capacità di creare reti solidali in pochissimo tempo, l'empatia, i panieri abbassati dai balconi pieni di cibo e qualche volta anche di libri da donare. Tutto questo è un patrimonio che come comunità dovremmo tenerci stretto. Noi per primi, come Stato", ha dichiarato Gilda Sportiello, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari sociali, intervenuta oggi nell'Aula di Montecitorio,

"Sicuramente abbiamo imparato che né il profitto, né le logiche di mercato potranno mai sostituirsi al ruolo centrale e cardine che ha lo Stato: uno Stato che deve essere presente, che deve fondarsi sull'idea della sanità pubblica e universale, che sa prendersi cura di chi è più in difficoltà  e che sa fare scelte coraggiose al di là del consenso e della propaganda, che riconosce il ruolo fondamentale della ricerca".

"Affermando il ricordo e costruendo la memoria collettiva riusciremo anche ad abbattere il pericolo, sempre presente, del negazionismo, che è un insulto insopportabile. Ed è peggio", prosegue la capogruppo, "quando dietro i tentativi di sostituire la realtà ci sono leader politici che in alcune parti del mondo hanno di fatto sacrificato le fragilità sull'altare del profitto e del mercato. La pandemia", ha detto, "ci ha mostrato anche questo: quanto siano drammatiche le diseguaglianze sociali, quanto nemmeno di fronte a un'emergenza di tale portata, purtroppo, siamo tutti uguali".

"È necessaria una Giornata della memoria per commemorare tutte quelle vittime che non hanno avuto un ultimo saluto, elaborare il lutto sociale e ricordare su quali pilastri si fonda e si deve fondare il nostro Stato".

Durante la discussione è intervenuto anche il deputato Pd Filippo Sensi, che ha letto l'elenco, provvisorio, di tutti i medici morti dall'inizio dell'emergenza: "Ho preso la parola in aula per restituirla ai nomi dei 173 medici che mancano, che ci mancano, per il coronavirus. L'occasione: l'istituzione della giornata nazionale della memoria delle vittime della pandemia", ha scritto su Twitter il deputato. "Vorrei lasciar parlare solo i nomi dei dottori che si sono presi cura di noi, cui ci siamo rivolti ogni giorno perchè rischiarassero le nostre paure e le nostre angosce, per consentirci di piangerli e dirgli grazie".

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