La frontiera tra Spagna e Marocco a Melilla, dove i diritti dei migranti vengono dimenticati
"Non conosciamo ancora il numero definitivo, le autorità marocchine ci parlano di 23 morti, ma alcune organizzazioni parlano di 37. Le immagini che sono state diffuse sono durissime, la maggior parte dei migranti che hanno perso la vita sono morte per asfissia: c'è una specie di fosso davanti alla barriera della frontiera dentro cui in diversi sono caduti". Commenta così Maria Jesus Vega, la portavoce di Unhcr Spagna, quanto accaduto alcuni giorni fa a Melilla, enclave spagnola in Marocco, almeno 23 persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversare la frontiera e arrivare in Europa. Intervistata da Fanpage.it, la portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati in Spagna ha aggiunto: "Sappiamo che la gestione della frontiera è complicata, però gli Stati hanno l'obbligo e la responsabilità di garantirne la sicurezza nel rispetto dei diritti umani. La priorità deve sempre essere quella di salvare la vita umana di chi sta dall'altra parte".
Le autorità marocchine non hanno ancora diffuso i dati circa la nazionalità dei migranti morti a Melilla, ma sappiamo che la maggior parte delle persone che arrivano nella città, che funge da collegamento con l'Europa, provengono dall'Africa subsahariana. "La maggior parte delle persone che si trovano alla frontiera di Melilla provengono dal Sudan. Stiamo parlando di rifugiati, di persone che vengono da Paesi dove sono in corso conflitti e violazioni dei diritti umani. Quindi molte di loro si mettono in cammino lungo rotte pericolose per scappare da quelle situazioni, molte sono passate per la Libia, uno Stato dove è presente una violenza brutale come abbiamo visto in diverse occasioni", ha spiegato Maria Jesus Vega.
Proprio in Sudan lo scorso anno Unhcr ha registrato mezzo milione di sfollati interni a causa della violenza e per i conflitti tra gruppi che continua a dispiegarsi nel Paese. Dopo il colpo di Stato dello scorso anno la situazione, insomma, è peggiorata. "Ad ogni modo, il diritto a fare richiesta di asilo non dipende dal fatto che una persona venga da un Paese o da un altro. Tutti hanno diritto a chiedere asilo. È un diritto universale. Una persona può anche arrivare da un Paese dove non è in corso un conflitto, ma essere perseguita per le sue idee politiche o per questioni di genere… per mille ragioni. Chiaramente poi questo non significa che venga riconosciuto a tutti. Ma non è questo il punto: il punto è permettere alle persone che ne hanno bisogno di richiederlo", ha proseguito la portavoce.
Che ci ha poi spiegato la situazione lungo quella frontiera: le persone che arrivano a Melilla vengono trasferite in un centro di accoglienza temporaneo (i cosiddetti Centros de Estancia Temporal para Inmigrantes, Cedi) dove oltre ai protocolli Covid vengono anche fornite informazioni sulla normativa per chiedere asilo in Europa."La gestione delle frontiere è qualcosa di necessario, ma questa deve sempre avvenire nel rispetto dei diritti umani. Bisogna proteggere le persone che chiedono asilo. Questo è un obbligo che tutti gli Stati devono rispettare", ha continuato.
E infine, sottolineando la necessità di creare : "Questa frontiera, tra il Marocco e la Spagna, nei punti di un passaggio tra un lato e l'altro è sempre stato un luogo molto difficile, specialmente per le persone dell'Africa subsahariana. Queste persone difficilmente riescono ad avvicinarsi ai punti da dove accedere alla Spagna. Senza vie sicure per poter entrare in Europa, queste persone continueranno a provare per vie irregolari, che non sono sicure. Non hanno alternative. Quindi rimangono il Mediterraneo centrale, attraverso le Canarie: queste persone muoiono durante il viaggio, finiscono nelle mani dei trafficanti a cui non importa nulla se vivono o perdono la vita. Per questo servono meccanismi sicuri, in cui le persone non rischino la vita".