«Io mi rifiuto di essere la parte dell'accusa. Io rappresento lo Stato. E lo Stato è anche Marco Cappato»: a pronunciare questa frase è stata Tiziana Siciliano, pubblico ministero nel processo che vede Marco Cappato, accusato di istigazione al suicidio assistito per la morte di Dj Fabo. È una di quelle frasi che, al di là delle cronache giudiziarie di questi giorni, sarebbe da scrivere nei libri di scuola, al capitolo del coraggio che, come diceva Manzoni, "uno non se lo può dare" ma altri fortunatamente non riescono proprio a trattenerlo.
Ci sono processi, da sempre, che superano le leggi: vanno a scovare la giustizia lì dove la politica non è ancora arrivata e smutandano un Paese retrogrado. La "morte" per cui Marco Cappato è a processo è un "conforto" inseguito a lungo da Fabo e la sua famiglia, è il sollievo autodeterminato che protegge la dignità di un malato e quel viaggio verso la Svizzera è la ricerca di un Paese giusto di chi non ha il tempo di aspettare (e sperare) che il proprio si evolva.
Il processo a Marco Cappato è una rottura degli argini: le lacrime sincrone dei famigliari, della giuria popolare e dell'accusa indicano che c'è una temperatura emotiva che non ci sta dentro gli angusti confini di una legge feroce: per questo la frase di Tiziana Siciliano (che decide di rappresentare lo Stato restando umana) non è roba da manuali di diritto penale ma entra dritta i gesti politici di cui vale la pena ricordarsi. Tiziana Siciliano è la donna che ha porto il fazzoletto alla madre di Dj Fabo durante il processo per asciugarsi le lacrime, fuori dai vincoli di accusa e difesa e che oggi ha detto, con forza: «Sarei davvero stupita se qualcuno qui avesse qualche dubbio sul fatto che Fabiano avesse deciso di mettere fine alla sua vita. Sulla questione del dubbio se ci sia stata agevolazione al suicidio, cerchiamo di capire che cosa sia suicidio e come nasce l'articolo 580. Dobbiamo chiederci a quale vita facciamo riferimento. Quanto artificiali siano delle vite che noi siamo chiamati a difendere. Ho visto dei polmoni respirare da soli su un tavolo, macchine che sostituiscono cuori… ma è vita questa?».
Se lo Stato è colui che deve occuparsi dei propri cittadini, del loro benessere e della loro dignità allora Tiziana Siciliano e Marco Cappato sono concittadini dello Stato che vorremmo. Non possiamo decidere che condizione sia degna per un uomo di essere vissuta. E Fabo ha scelto.