La Francia vuole inserire il diritto all’aborto nella sua Costituzione
L'Assemblea nazionale, un ramo del Parlamento francese, ha votato a favore di una proposta per inserire il diritto all'aborto nella Costituzione del Paese. La nuova clausola nel testo costituzionale, che garantisce "l'efficacia e l'uguaglianza di accesso al diritto all'interruzione volontaria di gravidanza" è stata approvata da una larga maggioranza: 337 favorevoli, 32 contrari.
La deputata di France Insoumise che ha promosso l'emendamento, Mathilde Panot, ha esplicitamente dedicato il voto alle donne polacche, ungheresi e statunitensi, e ha dichiarato che la riforma è diventata necessaria anche a causa dei "passi indietro" visti negli Stati Uniti (dove quest'estate la Corte costituzionale ha revocato la sentenza del 1973 Roe v. Wade) e in Polonia, dove l'aborto è stato dichiarato quasi del tutto illegale e da quest'anno ha reso incostituzionali anche gli aborti che sono legati a malformazioni del feto.
Negli Stati Uniti, attualmente, sono 13 gli Stati in cui vige il divieto di abortire. Nelle recenti elezioni di metà mandato, diversi Stati (tra cui la California) hanno approvato con il voto popolare una modifica simile a quella proposta in Francia, cioè l'inserimento del diritto all'aborto nella Costituzione statale. Per quanto riguarda l'Ungheria, invece, da settembre è obbligatorio ascoltare il battito cardiaco del feto prima di poter richiedere di abortire.
Ora, la modifica della Costituzione dovrà passare anche dal Senato, dove però i partiti di destra hanno la maggioranza. Il mese scorso, una proposta simile è stata bocciata dai senatori, poiché gli schieramenti conservatori non la ritengono necessaria: il diritto all'aborto, sostengono, non è a rischio in Francia e non c'è bisogno di proteggerlo ulteriormente.
La modifica è stata approvata dall'Assemblea nazionale anche con i voti di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron che fino a settembre si chiamava En Marche. Una parlamentare di Renaissance, Aurore Bergé, avrebbe presentato la settimana prossima una sua proposta sullo stesso tema, ma l'ha ritirata per appoggiare quella già in discussione.
"La questione dell'accesso all'aborto e della sua tutela", ha dichiarato Bergé, "non è un capriccio e non dovrebbe essere politicizzata. Non è una questione di politiche di partito". Per garantirsi l'appoggio dello schieramento centrista, però, France Insoumise ha dovuto eliminare dal testo dell'emendamento un riferimento al diritto alla contraccezione.
Se venisse approvato dal Senato, l'emendamento di Panot dovrebbe poi affrontare un ultimo passaggio: il referendum popolare. Stando ai sondaggi, però, qui i rischi sarebbero ridotti. Più dell'80% della popolazione, infatti, si è detto favorevole a proteggere l'interruzione volontaria di gravidanza nel Paese con il più alto grado di tutela legale possibile, cioè l'inserimento in Costituzione. Eric Dupon-Moretti, ministro della Giustizia francese, ha pubblicamente appoggiato la riforma, "più che necessaria in questi tempi turbolenti", e ha definito "storico" il voto con cui l'Assemblea nazionale l'ha approvato.
A febbraio, il Parlamento francese aveva esteso la finestra di tempo in cui è possibile abortire, portandola da 12 a 14 settimane dopo l'inizio della gravidanza, in linea con la Spagna. In Italia la soglia prevista per legge è di 90 giorni, quindi circa 13 settimane, mentre per l'interruzione di gravidanza farmacologica (con la pillola RU486) si può procedere entro le prime 9 settimane di gestazione.