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Il caso del comune di Bari

Foto di Decaro a Bari con sorella e nipote del boss Capriati, si difende: “Non c’entrano con il clan”

Il sindaco di Bari Decaro è stato ritratto in una foto per strada insieme a una sorella del boss Capriati e alla nipote di lui, poi ha affermato che non si tratta di persone vicine alle dinamiche del clan. La maggioranza va all’attacco. E Giorgia Meloni difende il ministro Piantedosi, che ha nominato la commissione per valutare lo scioglimento del Comune per mafia.
A cura di Annalisa Cangemi
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AGGIORNAMENTO:

Ieri il sindaco di Bari Antonio Decaro ha smentito il governatore pugliese Michele Emiliano che sabato aveva dichiarato in un evento pubblico di averlo accompagnato a casa di una sorella del boss Capriati, raccontando un episodio di vent'anni fa. Emiliano aveva pronunciato quelle parole a sostegno del sindaco di Bari, dopo la decisione del Viminale di nominare una commissione d'accesso per verificare se sussistano i presupposti per uno scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose.

La commissione è arrivata questa mattina al Comune di Bari, ed è composta da Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza; Antonio Giannelli, viceprefetto; Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Guardia di finanza.

Piantedosi ha preso la decisione a seguito dell'inchiesta della Dda, da cui sono scattati 130 arresti, che riguarda episodi di voto di scambio politico-mafioso e un'ingerenza della mafia nella municipalizzata del trasporto urbano. Decaro comunque è del tutto estraneo all'indagine. La decisione di Piantedosi è stata contestata dal sindaco e da vari esponenti dell'opposizione, e oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta in difesa del suo ministro: "Penso che le accuse rivolte al ministro Piantedosi siano vergognose, penso che abbia agito correttamente. Non abbiamo fatto alcuna forzatura, avremmo fatto una forzatura se non avessimo disposto un accesso ispettivo: sarebbe stato disposto, nella stessa condizione, per qualsiasi Comune italiano".

Le parole di Emiliano e la smentita di Decaro

Secondo il racconto di Emiliano, che ha voluto sottolineare l'impegno di Decaro nella lotta contro la mafia, lui e il sindaco si recarono a casa della sorella di Capriati, allora boss del quartiere, dopo che lo stesso Decaro gli aveva riferito di aver ricevuto minacce, con una pistola puntata dietro la schiena, perché stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia: "Io gli andai a dire vedi che questo ingegnere è assessore mio…quindi se ha bisogno di assistenza te lo affido".

Emiliano poi ha aggiustato il tiro, precisando di essersi recato di persona dalla sorella incensurata del boss, dopo che lui stesso lo aveva fatto arrestare, rinviare a giudizio e poi condannare, "per farle capire che le cose erano cambiate", e cioè che atteggiamenti intimidatori non sarebbero più stati consentiti.

"Per quanto attiene a quell'episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene – ha precisato ieri Decaro in una nota -. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella".

"Su queste cose bisogna essere assolutamente precisi – ha aggiunto Decaro -, innanzitutto è bene ricordare il contesto. C'era un magistrato antimafia appena eletto sindaco in un quartiere, come quello di Bari Vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità. Immaginatevi quali potessero essere le reazioni davanti a un giovane assessore che si permetteva di entrare nel quartiere per rivoluzionare completamente le consuetudini, a partire dalla mobilità, pedonalizzando buona parte delle strade e installando le telecamere sui varchi di accesso. Dopo qualche diverbio con alcuni residenti – ha spiegato – un giorno, mentre entravamo nella Cattedrale, incontrammo alcuni ragazzi in piazza, anche loro parecchio ‘scettici' sulle nuove regole, che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere".

"La signora in questione invece – ha concluso il sindaco di Bari all'epoca dei fatti assessore nella giunta Emiliano – come raccontarono le cronache dell'epoca, la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all'installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto".

Anche la sorella del boss Capriati ha confermato la versione di Decaro: "‘Mai, mai è successo. Mai visto Decaro con Emiliano! Quando mai Decaro è venuto qui", ha detto al Tg1 Lina Capriati.

La polemica sulla foto del sindaco

Oggi però è apparsa una foto sui giornali, pubblicata sul Giornale e sulla Verità, che è circolata sui social e che risale a maggio 2023, che ritrae insieme il sindaco di Bari, una sorella e la nipote del boss. Da quanto è emerso, non si tratta della stessa sorella a cui faceva riferimento Emiliano, e la foto è stata scattata in occasione della festa patronale di San Nicola, nella strada dove le due donne hanno un negozio, come altre foto scattate quel giorno dal sindaco con persone in strada.

Decaro ha commentato: "Quando ho visto questa fotografia ho oscurato i volti delle due signore. Mi sono chiesto chi fossero e la prima cosa che ho fatto ho contattato le persone con le quali lavorato in questi anni sul tema del contrasto alla criminalità organizzata e anche dell'antimafia sociale. Abbiamo avuto difficoltà a rintracciare chi fossero queste due persone in fotografia". Alla fine, "abbiamo capito tutti insieme che sono due persone che diciamo sono parenti del boss Capriati, ma che non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia". Il Giornale ha scritto che l'immagine era stata commentata sulla bacheca virtuale dal boss Vincent Capriati: "Roba nostra". E la maggioranza va all'attacco.

Centrodestra contro Decaro

"7 maggio 2023: il sindaco di Bari Decaro fotografato con due donne che sarebbero rispettivamente sorella e nipote del boss ergastolano Antonio Capriati. Vero o falso?", ha detto Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera su X, postando la foto in questione.

Anche da parte della Lega arriva l'affondo, per bocca del ministro Roberto Calderoli: "Finora non ho voluto occuparmi delle vicende della Città metropolitana di Bari, e neanche commentarle, perché le sta seguendo in maniera impeccabile il ministro deputato a farlo, Matteo Piantedosi. Lo faccio oggi perché ieri (sabato ndr) durante la manifestazione a sostegno del sindaco, Decaro, si è allargato il perimetro anche in un ambito regionale alla luce delle parole del governatore pugliese Emiliano che, riporto dai media la frase testuale, ha ricordato: "Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia… Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c'è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido'. Ripeto, parole di Michele Emiliano. Per anni abbiamo vissuto la vicenda della trattativa Stato-mafia e i relativi lunghissimi processi e oggi mi domando: cosa cambia in questo caso?"

"Direi nulla – ha detto il ministro leghista – sono cambiati scenari e protagonisti, ma al posto dello Stato ci sono comunque soggetti costitutivi della Repubblica come il Comune e la Città metropolitana di Bari, al posto della mafia siciliana c'è quella pugliese, mancano le stragi ma abbiamo le dichiarazioni di un ex sindaco che oggi è il governatore di quella Regione".

"Io – ha detto ancora il ministro – mi sarei aspettato che l'allora assessore Decaro, oggetto di minacce e intimidazioni, con una pistola puntata alla schiena stando a Emiliano, si rivolgesse immediatamente alle autorità proposte, per cui o alla magistratura o alla Polizia giudiziaria. L'assessore allora ha ritenuto invece di rivolgersi al suo sindaco e non si capisce se lo fece in quanto suo ‘superiore' o perché ex procuratore della Dia, ancora meno comprensibile è perché il suo sindaco, da ex magistrato, non abbia ritenuto opportuno rivolgersi agli ex colleghi della Procura o alla Polizia giudiziaria e abbia preferito rivolgersi alla sorella, seppure incensurata, di un boss condannato all'ergastolo, a capo di un clan sommerso da condanne da 350 anni di reclusione per omicidi e spaccio di droga tra i vari reati commessi. La sorella sarà anche stata incensurata ma a detta di Emiliano questo ‘affido' ha fatto sì che l'assessore Decaro poi non fosse più minacciato e quindi il progetto ztl a Bari venisse realizzato: per cui, a mio parere, questa trattativa è andata a buon fine".

"Quello che mi spiace in tutta questa vicenda che soggetti rappresentativi di Enti costitutivi della Repubblica non abbiano scelto di rivolgersi ad altri soggetti costitutivi, come lo Stato, ma abbiano preferito trattare con singoli cittadini, per carità degli incensurati, ma pur sempre parenti di esponenti della criminalità organizzata condannati all'ergastolo. Un qualunque altro sindaco o assessore, per perorare una giusta causa, un'analoga ztl per fare un esempio analogo, ora dovrebbe rivolgersi in Procura o andare in privato da persone incensurate ma vicine al boss locale? La risposta per me – ha concluso Calderoli- è una sola, con la mafia non si tratta".

"Non ho la sfera cristallo, non è il mio ruolo, e non ne ho le competenze. Il mio consiglio politico è: prima si studia, poi si delibera", ha detto poi Roberto Calderoli, rispondendo a chi gli chiede una previsione sullo scioglimento del comune di Bari. Nel suo intervento il ministro leghista ha anche affermato che la norma che regola lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa andrebbe cambiata perché troppo discrezionale, spiegando di averne parlato anche con il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

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