La folle settimana di Vannacci, degradato dai Patrioti: “Non sarò vicepresidente? Il nostro è un gruppo fluido”
Che settimana, la prima settimana da incursore di Roberto Vannacci al Parlamento europeo. E non che le aspettative in materia fossero basse, tutt'altro. Ma all'esordio del neoeletto europarlamentare della Lega nell'emiciclo di Strasburgo, ci si poteva aspettare magari uno scontro con Carola Rackete o una contestazione da parte dei liberali di Macron. Non che a impallinare il generale fossero i suoi amici ("camerati", direbbe lui) del gruppo dei Patrioti. Gente non esattamente moderata, che milita nei partiti di Orban o di Le Pen. E che pure ha ritenuto così estreme le posizioni di Vannacci, tanto da decidere che non fosse adatto a ricoprire il ruolo di vicepresidente della nuova formazione della destra europea.
La vicenda di Vannacci è un'incredibile sottotrama, all'interno della grande storia della prima sessione del nuovo Parlamento europeo. Tre flash aiutano a raccontarla. Il primo è di lunedì 15 luglio, alla vigilia della prima seduta della plenaria. Appena una settimana prima, su indicazione della Lega, il generale era stato designato come uno dei vicepresidenti del gruppo dei Patrioti. Quasi subito però, i francesi del Rassemblement National avevano fatto sapere di non gradire la nomina, alla luce delle esternazioni degli scorsi mesi sugli omosessuali e non solo. E avevano chiesto di discuterne in una riunione del gruppo, da tenere prima dell'inizio dei lavori del parlamento. Per l'evento c'era grande attesa da parte dei cronisti, ma con un colpo di scena l'aereo di Vannacci era atterrato in ritardo, il generale non si era presentato e si era dovuto rimandare il confronto.
Skippiamo fino a mercoledì 17 luglio, quando uscendo dall'emiciclo del Parlamento Ue, al termine della prima seduta della legislatura, Vannacci con i cronisti ostenta assoluta sicurezza: "Il mio posto da vicepresidente è già stato assegnato quindi di che stiamo parlando?". In realtà i suoi colleghi dei Patrioti della questione vogliono parlare eccome e lo fanno in una nuova riunione dei vertici del gruppo, nel pomeriggio dello stesso giorno. Fanpage.it racconta in anteprima il processo che va in scena, nei confronti dell'esponente salviniano, in quell'occasione.
Ora siamo alla mattina di giovedì 18 luglio, il giorno in cui gli eurodeputati sono chiamati a una delle scelte più solenni dell'intera legislatura, il voto sulla presidenza della Commissione europea. Vannacci si presenta in aula con una maglietta dove mostra ancora una volta il simbolo della X Mas, la flottiglia che combatté assieme a nazisti e fascisti contro Alleati e Resistenza nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sembra una nuova provocazione, anche verso i partiti del suo gruppo in Europa. In realtà è solo un disperato atto di sfida, quando tutto si è ormai compiuto.
Vannacci senza più stellette
Nel primo pomeriggio infatti arriva la voce che le delegazioni nazionali rappresentate nei Patrioti hanno già votato e all'unanimità (con l'eccezione della Lega) hanno deciso che Vannacci non può fare il vicepresidente del gruppo. Negli stessi istanti in cui la notizia si diffonde, troviamo il generale tra i corridoi del Parlamento di Strasburgo. Prima prova a glissare, ma poi ammette: "Non ci sono problemi, ci sono meccanismi che si stanno mettendo in atto, visto che il gruppo è in totale ristrutturazione. Ci saranno tante novità". Gli facciamo notare come solo 48 ore prima, aveva assicurato che il suo ruolo non fosse in bilico. E allora l'autore del Mondo al Contrario gioca la carta dell'ironia, sfoderando uno dei suoi cavalli di battaglia. "Il gruppo si muove. Per usare un linguaggio che piace a voi di Fanpage, il gruppo è fluido. E nella fluidità si sta riconformando".
A proposito del suo possibile passo indietro, Vannacci prova ad abbozzare: "Non ci sono passi indietro o passi in avanti, c'è lo sforzo di creare un'organizzazione complessa per gestire cinque anni di mandato". E prosegue: "Se non sarò vicepresidente del gruppo non sarà un problema, magari avrò qualche altra funzione". Ma il generale si immaginava che le sue posizioni lo avrebbero messo nei guai in Europa, non solo davanti gli avversari, ma anche degli alleati? "Le mie posizioni hanno fatto il mio successo – risponde Vannacci – e continueranno a determinalo. Ne sono orgoglioso e le porterò avanti".
Sul finale del faccia a faccia con i giornalisti, arriva quella che di fatto appare come una posizione di resa condizionata (e poi la smettiamo con le metafore militari, promesso). "Vengo da un ambiente da bosco e da riviera – dice Vannacci – da ogni sconfitta, da ogni criticità nasce un'opportunità". Sembra una nuova dichiarazione di guerra (e stavolta con le metafore militari, la smettiamo davvero). Perché la prima settimana di Vannacci all'Europarlamento è stata la più incredibile. La più incredibile, almeno fino alla prossima.