La Flat tax? Nessun vantaggio per i redditi bassi, grandi risparmi solo per i più ricchi
Da settimane la Flat Tax è al centro del dibattito pubblico e tv e media parlano incessantemente della misura fiscale da 50 miliardi di coperture che vorrebbero introdurre Salvini e Di Maio per rilanciare l'economia italiana. Matteo Salvini, scatenando accese polemiche, ha dichiarato che è normale che chi guadagna di più risparmierà una cifra maggiore e proprio in virtù di questo risparmio sarà portato a spendere e a investire in assunzioni o ricerca. Ma tra le persone fisiche, chi è che trarrebbe davvero beneficio da questa misura? I lavoratori a reddito medio basso, i più ricchi, i single o le famiglie? A questa domanda ha provato a rispondere il Sole24Ore con un articolata simulazione. Come giò calcolato da molti analisti, il maggior risparmio favorirà soprattutto chi ha redditi alti, sopra i 55.000 euro (ovvero chi oggi paga un'aliquota pari al 41-43%). Per quanto riguarda i redditi più bassi, i risparmi sono molti più contenuti e in certi casi addirittura non esistono. Ma andiamo più nel dettaglio:
Per chi guadagna fino a 30 mila euro di reddito, i risparmi prodotti dalla Fla Tax a doppia aliquota sono bassi o inesistenti e sono favoriti i single rispetto alle famiglie monoreddito o numerose. Attualmente circa metà degli italiani dichiara di guadagnare meno di 16 mila euro l’anno e questa grossa fetta di contribuenti non vedrà alcun beneficio dall'introduzione della Flat Tax, o ne vedrà di minimi. Spiega il Sole24Ore:
In rapporto ai guadagni dichiarati, i risparmi promessi dalla Dual tax si fanno più rilevanti nella fascia fra i 60mila e gli 80mila euro, si riducono un po’ intorno ai 100mila euro e risalgono sopra, dove però i contribuenti interessati diventano rari. Scendendo nella piramide dei redditi, invece, anche i benefici si riducono, fino ad azzerarsi per le fasce più basse dove dovrebbe scattare la clausola di salvaguardia che mantiene l’attuale sistema di aliquote e detrazioni quando è più conveniente della proposta giallo-verde. Un’incognita non da poco, quest’ultima, sull’obiettivo della semplificazione, perché per un’ampia fascia di contribuenti imporrebbe di mettere a confronto due sistemi fiscali diversi per individuare il più conveniente.
Secondo il Corriere della Sera, però, "per comparare il sistema attuale e la dual tax bisogna tener conto di una grande novità: il passaggio dall’imponibile singolo a quello familiare. Novità che però, secondo alcuni esperti, sarebbe a rischio di incostituzionalità, perché a parità di reddito verrebbero penalizzate le coppie sposate rispetto a quelle non sposate, in particolare quando il cumulo dei redditi, superando gli 80 mila euro, farebbe scattare la più elevata aliquota del 20 per cento, che invece non scatterebbe con i redditi separati. In pratica, una famiglia che sommando il reddito di marito e moglie superasse di poco gli 80 mila euro, pagherebbe circa 16 mila euro (le aliquote, in questo caso il 20 per cento, sembra che si applicheranno a tutto il reddito e non più per scaglioni). Una coppia che invece non costituisse una famiglia si vedrebbe applicare l’aliquota del 15 per cento sui rispettivi redditi (poniamo di circa 40mila euro l’uno), pagando in tutto 12 mila euro. Un sistema che non incoraggia il lavoro femminile".
Guardando l'infografica realizzata dal Sole24Ore è evidente come da questo tipo di misura fiscale trarrebbe vantaggio soprattutto il 20-30% di popolazione italiana più ricca mentre gli effetti sarrebbero pressoché inesistenti per le famiglie monoreddito a basso reddito (sotto i 20.000 euro annui) e per le famiglie con più redditi ma comunque sotto i 30.000 euro annui a nucleo famigliare.