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Opinioni

La fine già scritta di Forza Italia, il partito mai nato

Forza Italia crolla nei sondaggi e alle amministrative ottiene percentuali bassissime: l’ultimo atto di un declino cominciato nel 2011. E che ha una radice profonda: non esiste Forza Italia senza Berlusconi.
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“Occhio a dare Berlusconi per finito, lui ha più vite di un gatto”. Parole e musica di Matteo Renzi, a commento dei risultati elettorali e degli ultimi sondaggi politici che quanto sia complicato e difficile il momento che sta vivendo il partito del Cavaliere. Già, perché i dati parlano chiaro: nell’ultimo test del Trentino il consenso di Forza Italia è fagocitato dalla Lega di Salvini, che è ormai stabilmente davanti in tutti i sondaggi (che danno FI tra il 13 ed il 15 percento); alle ultime elezioni europee il partito del Cavaliere ha raccolto 4,6 milioni di voti (il 16,8%), perdendo oltre 6 milioni di voti rispetto a 5 anni prima (quando il Popolo della Libertà raccolse il 35,2%); la rappresentanza parlamentare è ai livelli più bassi di sempre.

In questo contesto, Renzi sembra essere uno dei pochi ad usare ancora cautela nel considerare come finito il progetto di rianimare Forza Italia e come conclusa l’esperienza politica personale di Silvio Berlusconi. Più che i dissidi interni, la cui consistenza è nota da tempo, a dare il senso del declino è la totale assenza di prospettive a breve – medio termine e la difficoltà nell’individuare il “punto di una nuova partenza” (che sia un’idea, un nome forte, un gruppo di lavoro, una campagna ha poca importanza). Questioni complesse, si dirà, che in questa sede non possono essere che riassunte sommariamente e senza alcuna pretesa di esaustività.

Tanto si è detto, ad esempio, sul peso della leadership in questo particolare momento della politica italiana. Forza Italia, semplicemente, non ha un leader spendibile in una contesa elettorale: Silvio Berlusconi non lo è più e non ha mai costruito un partito realmente scalabile. Non è mai nata una classe dirigente autonoma e ogni tentativo di impostare una linea alternativa intorno a figure più o meno carismatiche è sempre stato stroncato con forza dal cerchio magico. Non c’è mai stata una vera separazione tra gli interessi politici e quelli delle aziende di Berlusconi. Non si è mai pensato che il partito potesse in qualche modo sopravvivere alla “famiglia Berlusconi”. Non si è mai portata fino alle estreme conseguenze la riflessione sulle “basi ideologiche”, sui riferimenti culturali, preferendo sempre una realpolitik da spot pubblicitario: il senso pratico piegato ed adeguato alle necessità del momento, agli umori dell’opinione pubblica, alla tattica parlamentare.

Contraddizioni emerse all’esplodere della bolla berlusconiana, nel 2011 mica oggi, quando è cominciato il lento ma costante dissolvimento del sistema berlusconiano. Se analizziamo infatti i flussi elettorali e l'andamento del consenso intorno al Cavaliere, infatti, noteremo un declino lento ma costante, con qualche "colpo di coda" frutto degli errori delle altre forze politiche. La perdita di consenso elettorale ha agito come un acceleratore di tensioni, come catalizzatore di contraddizioni, come detonatore di dissensi, malumori, polemiche: sono così emerse tutte le questioni irrisolte, tutte le fragilità di un sistema costruito solo per vincere la partita del consenso. Un processo su cui hanno influito la fine dell'unidirezionalità della comunicazione politica, la trasformazione degli strumenti della propaganda (sul terreno "social" Berlusconi si è mosso poco, in ritardo e male), l'emergere di figure "nuove e concorrenziali" (Renzi sul terreno del voto moderato, Salvini su quello del voto "irriducibile e destrorso") e anche le vicende giudiziarie del Cavaliere.

Ma, del resto, qualcuno aveva dubbi che il partito personale potesse sopravvivere alle sfortune politiche di Berlusconi? Qualcuno pensa davvero che esista Forza Italia senza Berlusconi?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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