Nelle prime ore della mattina sembrava solo una voce e è fiducia posta sulla legge elettorale. Il "Rosatellum", quindi, verrà votato (e non discusso) con la spada di Damocle del "tutti a casa", come dovrebbe funzionare per le leggi che il Governo ritiene indispensabili per la messa in pratica della propria azione politica, e fa niente che qui si stia discutendo delle regole del gioco: gli accordi tra cacicchi in Parlamento valgono bene anche una valanga di insulti da parte delle opposizioni. Qui siamo oltre al normale senso di impunità: si torna alla "sfida" delle regole democratiche con quell'appuntito bullismo che Gentiloni ha finto di volere abbandonare.
Ed è una vergogna, senza troppi giri di parole: mettere la fiducia sulla legge elettorale è un po' come decidere l'arbitro in base alla parentela che ha con le prime sei squadre del campionato. È il gettare la maschera di un Gentiloni che da mansueto cerchiobottista ora si mette a disposizione di Renzi e degli accordicchi, nonostante durante il suo discorso d'insediamento disse "la legge elettorale prenderà corpo il confronto tra le forze parlamentari e la necessaria armonizzazione delle norme tra camera e senato. Un confronto nel quale il governo, ci tengo a ribadirlo, non sarà l'attore protagonista. Spetta a voi, onorevoli colleghi, la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci".
E così si riannoda la storia: parliamo di un Governo che (nel filo rosso tra Renzi e Gentiloni) è riuscito a partorire prima una legge elettorale che doveva essere "la più bella del mondo" e invece era solo pateticamente incostituzionale, poi ha ideato una legge elettorale collegata a una riforma costituzionale sonoramente bocciata dai cittadini e che ora, tutto nella stessa legislatura, decide di mettere la fiducia come avvenne solo nel 1953 (vi ricordate la cosiddetta "legge truffa"?), nel fu Governo Andreotti e in quel brutto pasticcio che era l'Italicum. Un filotto fallimentare che si arricchisce di una pessima puntata.
Il bluff ora è servito: il governo che ha simulato di essere equidistante, equilibrato e che ha insistito per non essere associato a Renzi in nome dell'autopreservazione e degli interessi di bottega diventa servitor gentile e mostra il pugno duro. Avrebbero dovuto fare una legge elettorale e non riescono a fare nemmeno quella: la impongono. Così la politica ne esce sconfitta e le piazze pullulano (il M5S ha annunciato una manifestazione domattina in piazza a Montecitorio e la sinistra con Possibile, SI e MDP si ritrova domani alle 17.30 al Pantheon). Poi, vedrete, cominceranno a parlare di populismo e di democrazia. Loro. Come al solito.