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La festa in piscina per sole donne non è “segregazione femminile”, cancellarla non garantirà più diritti

Cancellare una festa in piscina per sole donne (muslim friendly) non vuol certo dire stare dalla loro parte e tutelare le loro libertà. Ancora oggi c’è chi fa polemica sui loro corpi, tanto quando vengono mostrati o quando vengono coperti.
A cura di Annalisa Girardi
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Anche una festa in piscina può diventare un caso politico. Specialmente se riservata solamente alle donne e con un approccio "muslim friendly".

In provincia di Milano, precisamente nell’acquapark di Limbiate, era stata organizzata una festa in piscina per sole donne: il Bahja Pool Party. Gli organizzatori avevano specificato che si trattasse di un ambiente "muslim friendly", garantendo la privacy e l'assenza di occhi indiscreti. Bikini o burkini, entrambi benvoluti. Insomma, una giornata in un ambiente protetto per sole donne, in cui tutte potessero sentirsi a proprio agio.

Ma presto sono scoppiate le polemiche. L'eurodeputata della Lega, Isabella Tovaglieri, in un post sui social ha criticato fortemente l'evento, parlando di "segregazione femminile" e accusando "gli immigrati musulmani a volersi isolare dalla società". Secondo Tovaglieri "l'islamizzazione a cui l'Europa si sta lentamente piegando si sta insinuando anche in Italia" e denuncia come alle bambine sarà garantito uno sconto sul biglietto di entrata in modo da "indottrinarle prematuramente e subdolamente alla segregazione e alla sottomissione". Insomma, per l'eurodeputata sarebbe una festa contro i diritti delle donne "conquistati faticosamente in Occidente".

Dopo il video dell'eurodeputata leghista sono esplose le polemiche e i titolari della piscina in questione hanno annullato l’evento. "Troppe polemiche – hanno scritto in un comunicato – non immaginavamo assolutamente tutte queste restrizioni che non sono in accordo con i nostri ideali (…) se avessimo saputo prima alcuni dettagli avremmo rifiutato subito la proposta in questione". Gli organizzatori dell'evento hanno comunque assicurato che l'evento si farà, anche se non hanno ancora comunicato la data e il luogo.

Probabilmente per evitare una nuova ondata di polemiche da parte di chi, sbandierando i diritti delle donne, alla fine ne ostacola alcune. Quelle libertà tanto faticosamente conquistate in Occidente che l'eurodeputata cita, infatti, dovrebbero permettere a tutte di fare esattamente ciò che vogliono, se non viene fatto del male a nessuno. Quindi andare in piscina con il bikini o con il burkini, come ognuna preferisce. Organizzare una festa in piscina, creando un ambiente protetto per permettere a tutte di passare una giornata a proprio agio, in che modo dovrebbe discriminare i diritti di queste donne? In che modo è contrario a valori e ideali della nostra società?

Questa storia assurda non ci sta dimostrando come l’Europa si stia piegando all’islamizzazione, per citare di nuovo l’eurodeputata, ma che ancora oggi e c’è chi dice alle donne quello che possono o non possono fare, le modalità e i luoghi in cui devono passare il loro tempo. Ancora oggi c'è chi fa polemica sui loro corpi, tanto quando vengono mostrati o quando vengono coperti. Una cosa è certa: cancellare una festicciola in piscina non vuol certo dire stare dalla parte dei diritti delle donne e tutelare le loro libertà.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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