I fascisti non esistono più, ma loro non lo sanno e continuano a fare l'unica cosa che sanno fare: rompere le palle.
Nel frattempo Matteo Salvini copre loro le spalle, e la mia sensazione – soltanto mia, per carità – è che dia loro anche copertura istituzionale.
Partiamo dall’inizio: alcuni giovani vestiti di nero e col volto travisato, due sere fa si sono diretti nella zona in cui i tifosi marocchini stavano festeggiando la vittoria contro la Spagna.
Poi mezz'ora dopo, intorno alle 20:30, sono state segnalate aggressioni e danneggiamenti alle vetture in transito durante i caroselli (simbolo della gioia sportiva dall'invenzione del clacson in poi).
Quei giovani vestiti di nero e con il volto travisato erano lì per aggredire fisicamente chi manifestava gioia per la vittoria del Marocco: cioè la comunità marocchina. E così è iniziata la caccia al marocchino da parte dei giovani vestiti di nero e con il volto coperto,
Furbi come una lince ubriaca, dopo poco quei giovani sono stati individuati, fermati e identificati: si tratta di 13 giovani, tutti riconosciuti dalla Digos come militanti in gruppi di estrema destra della città.
Dunque tutto nella norma: non esiste infatti nessuno che aggredisca qualcun altro per il colore della pelle, o per i tratti somatici, che non sia fascista. Mi sarei stupito se fosse stato coinvolto un circolo parrocchiale, una rete di pacifisti, un’associazione di volontariato, ma che un gruppo di estrema destra utilizzi la violenza per l’affermazione della razza, è normale. Il pane odora di pane, la cacca odora di merda, i fascisti picchiano chiunque non sia fascista.
Per riconoscere un fascista ci sono alcuni trucchi. Se sentite qualcuno dire "I fascisti non esistono più", ad esempio ci sono buone probabilità che lui lo sia.
Se poi condivide il video di un divanetto di plastica bruciato da tre pirla a Milano come se fossero state messe a ferro e fuoco intere città – e contemporaneamente tace sulle spedizioni razziali dei 13 giovani veronesi di estrema destra – anche in questo caso, secondo me, ci sono i presupposti per definirlo fascista, o se preferite complice, come lo sono sempre certi silenzi, risatine e accondiscendenze istituzionali.
Sì, Matteo Salvini, sto parlando proprio di te.
Celere nel tifare la Spagna strumentalizzando la morte della figlia del suo allenatore, e poi ancora più celere nel condannare due fumogeni in piazza e un divanetto di plastica bruciato, che quando vince l’Italia è sempre molto peggio ma in quel caso va tutto bene.
"Prima gli italiani", secondo lo slogan che ha scippato a Casa Pound, ma evidentemente non in questo caso.
Scegliere i fatti da condannare in base ai tratti somatici dei protagonisti di quei fatti si chiama razzismo ed è il fratello di cuore (nero) del fascismo.
Riassumendo: quando piove troppo, oppure un marocchino grida "alè", i fascisti escono dalle fogne e agitano le braccia, soprattutto una, tesa. Una forma di insipienza storica, una malattia anche dei nostri giorni, un virus con dei diffusori istituzionali.
Dai busti del Duce esibiti nella casa della seconda carica dello Stato, alla scelta delle condanne in base al colore della pelle.
Non siamo in Alabama e non sono gli anni ‘50.
Siamo in Itala, anno domini 2022 e governo Meloni-Salvini.