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La donna del citofono di Salvini? Chiama la pistola “amica Mafalda” e posta le sue foto su Facebook

“Come si gira bene col cane a quest’ora, sotto il portico di casa mia. Pilastro, Bologna. La mia amica Mafalda mi tiene compagnia”, questo il post, risalente a circa un anno fa, in cui la signora che ha condotto Matteo Salvini al citofono di una famiglia tunisina, accusandola di traffico di droga, ha mostrato la pistola che ha affermato di portare sempre con sé quando passeggia per il quartiere della periferia bolognese in cui vive.
A cura di Annalisa Girardi
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"Come si gira bene col cane a quest'ora, sotto il portico di casa mia. Pilastro, Bologna. La mia amica Mafalda mi tiene compagnia": questa la descrizione ad un post, pubblicato circa un anno fa dalla signora che martedì sera ha condotto Matteo Salvini sotto casa di una famiglia tunisina, accusandoli di spacciare droga. E nel post si vede la famosa pistola che la residente della periferia bolognese ha affermato di portare sempre con sé.

La signora, che si chiama Anna Rita Biagini, da tempo ormai segnala alle forze dell'ordine la presenza di traffico di droga nel quartiere: "Ho già fatto chiudere un bar qui vicino per stupefacenti", ha raccontato la donna che circa 13 anni fa ha perso il figlio, tossicodipendente e malato di Sla che si è suicidato con un'overdose a 30 anni. Così ha iniziato la sua battaglia contro la droga (e i suoi vicini): "Ho iniziato  a ricevere minacce (per le sue dichiarazioni alle forze dell'ordine, ndr),  così ho deciso di prendere una pistola, regolarmente detenuta. Saranno ormai sei o sette anni che la porto sempre con me quando esco. Mi spiace, ma è così".

La donna ha anche affermato di non essersi pentita per aver condotto il leader della Lega in giro per il quartiere, alla ricerca di presunti spacciatori tunisini, e che sarebbe pronta a rifarlo. E attacca i vicini dopo l'episodio finito su tutti i giornali: "Ieri sera sono uscita normalmente con il cane, poi ho cominciato a ricevere minacce, anche di morte, da alcune persone del vicinato. Mi hanno offeso, dicendomi di tutto", ha raccontato la donna.

Che la mattina seguente, al suo risveglio, ha trovato la sua auto che era parcheggiata sotto casa con i vetri in frantumi. "Nessuno mi toglie dalla testa che siano stati loro", ha continuato la donna riferendosi proprio alla famiglia tunisina a cui ha suonato alla porta il segretario del Carroccio. La famiglia ha anche annunciato che procederà a denunciare la donna: "Facciano quello che voglio, ho le prove che spacciano. Quali? Ho delle foto".

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