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Elezione del Presidente della Repubblica 2022

La dignità di Mattarella per dimenticare le miserie dei partiti e la mediocrità dei leader

Chi si aspettava un cazziatone ai politici è rimasto deluso: Sergio Mattarella ha scelto un altro profilo, quello di unico punto di riferimento di chi crede ancora che la politica sia attività nobile e degna. Per fortuna. E purtroppo.
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Sarà rimasto profondamente deluso chi si aspettava una replica del durissimo discorso con il quale Giorgio Napolitano nel 2013 accettò il secondo mandato da Presidente della Repubblica. Non ci sono state accuse al Parlamento, né rimproveri ai politici incapaci di raggiungere un accordo per replicare quella che è e resta un’anomalia nella prassi istituzionale; non c’è stato alcun passaggio sulla “lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità” (cit. Napolitano) che anche stavolta ha portato alla paralisi politica, né riferimenti a “contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi” (ibidem) dei partiti che hanno gestito la partita del Quirinale. Nessuna arrabbiatura, nessun malumore, nessun cazziatone. Tanti applausi, come nel 2013, ma senza i meritatissimi insulti del 2013.

Sergio Mattarella si è posto su un livello diverso, del tutto coerentemente con la sua conduzione al Colle e con la sua indole. È stato il discorso di un servitore delle istituzioni, di chi sa di essere diventato il faro di milioni di italiani e unico punto di riferimento per chi intende la politica nella sua accezione più nobile. Il discorso di chi non si è sottratto alla chiamata, in un momento in cui “il prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni” sembrava poter mettere a rischio la tenuta di una nazione scossa dalla pandemia e da una crisi sistemica con pochi precedenti. Si può obiettare che questo sia stato il miglior epilogo possibile (e chi scrive è convinto che siamo in presenza del trionfo dello stato d’emergenza, del fallimento più gigantesco di una classe politica indecorosa, incapace di esprimere leadership di livello o di costruire le condizioni per la crescita del Paese). Si possono dibattere le scelte del primo settennato, inclusa la gestione dell’ultima crisi politica, che ha acuito problemi poi puntualmente rilevati nel suo discorso odierno (la mortificazione del Parlamento, le tensioni sociali, la crescente disuguaglianza, la fine dello slancio riformatore). Meno si può discutere della statura di un Presidente che ancora una volta si rivela un esempio di compostezza e dedizione.

Lontano anni luce dalla miseria delle discussioni degli ultimi giorni, dall’inconcludenza dei leader, dalle trappole delle correnti, dalle ambizioni personali di mezzi politici, Mattarella ci ricorda che per quanto devastato e annichilito, bistrattato e disprezzato, questo Paese può e deve ritrovare orgoglio e dignità. E intorno a quest’ultimo concetto che costruisce il suo intero discorso. È per il tramite di questo valore che ci ricorda come l’Italia sia un Paese da cambiare radicalmente, mettendoci di fronte alle nostre responsabilità (come nota qui il direttore Francesco Cancellato). Responsabilità che vanno al di là dei dibattiti quotidiani, delle polarizzazioni del momento e delle convenienze personali, ma che coinvolgono il nostro pensarci in una dimensione collettiva. Dobbiamo considerare la dignità come precondizione essenziale del vivere in comunità, dobbiamo pretenderla, imporla, rivendicarla con forza. E almeno questo teniamocelo stretto, di questo discorso e di questa giornata.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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