Nella serata di giovedì, abbiamo pubblicato la denuncia di una donna, che accusava un senatore della Repubblica di averla molestata nel proprio ufficio. Abbiamo scelto di farlo tutelando l’anonimato della donna e rendendo del tutto non riconoscibile il senatore da lei accusato. Ogni riferimento diretto ai due soggetti è stato eliminato, i messaggi oscurati e l’incontro ricostruito con un’animazione.
Lo abbiamo fatto per una serie di ragioni, che riteniamo giusto condividere con i nostri lettori, dopo l'ondata di fango che ci è piovuta addosso da parte di chi ha fatto di questa storia uno strumento di comunicazione elettorale. Ma soprattutto, perché vogliamo in ogni modo evitare che nel mezzo di questo strumentale attacco a un organo giornalistico ci finisca una donna vittima di molestie.
Parliamo della vittima, per l'appunto. Perché se non ne abbiamo fatto il nome, era per richiesta della nostra fonte di mantenere l’anonimato: una forma di tutela minima, a garanzia di una decisione non semplice, quella di denunciare ai media una vicenda così delicata. Gli eventi di queste ore ci stanno dando ragione, in proporzioni finanche maggiori di quelle che avevamo ipotizzato, poiché su giornali e social network, da ormai diverse ore sta andando in scena il solito copione della delegittimazione della fonte e della colpevolizzazione della vittima, definita una “squilibrata”, toni da processo sommario che sarebbero inaccettabili per chiunque, figurarsi da chi si candida a guidare il Paese e a rappresentare le istituzioni. Non da ultimo, abbiamo inteso raccontare una storia che avesse una valenza paradigmatica di ciò che può voler dire avere esperienze del genere con un uomo di potere, sottolineando le difficoltà nel denunciare comportamenti troppo spesso considerati normali.
Ciò premesso, riteniamo importante chiarire alcuni passaggi sul lavoro giornalistico condotto dal team Backstair di Fanpage.it. Dopo aver ricevuto la denuncia della donna, suffragata da una serie di elementi da noi visionati e valutati, come sempre ha fatto il team Backstair in questi anni, e dopo aver avuto conferma dei due incontri e di tutti gli eventi che si sono susseguiti nella vicenda a noi raccontata, abbiamo ricostruito la dinamica degli eventi, attenendoci ai fatti. Del resto, abbiamo scelto di non mostrare, perché non eravamo riusciti a verificarle in modo preciso e puntuale, ulteriori segnalazioni che ci erano giunte, sempre nel rispetto della deontologia professionale. Infine, la decisione di pubblicare, giunta dopo un confronto interno che ci ha portato a credere fosse importante mostrare la condizione in cui si trova chi denuncia di essere stato vittima di molestie.
Circa la denuncia che in queste ore è stata fatta circolare, riteniamo opportuno fare delle precisazioni. Prima di tutto si tratta di una denuncia contro ignoti, non è corretto dire che la nostra fonte sia stata denunciata per stalking e diffamazione (tra l’altro, non abbiamo mai rivelato la sua identità). Tale denuncia, di cui avevamo correttamente dato conto nell’inchiesta, ha portato a una perquisizione che ha coinvolto diversi soggetti, ma che si è conclusa con esito “negativo” circa la posizione della nostra fonte. Non le è stato sequestrato nulla, né le è stato contestato nulla. Troviamo allucinante che sia stata fatta circolare una denuncia del genere senza omettere dati sensibili, ma di questo siamo sicuri che qualcuno risponderà. Siamo oltre ogni dibattito sul garantismo: viene distribuita una denuncia che potrebbe riguardare soggetti estranei alla vicenda, senza preoccuparsi di oscurare un numero che non si sa neanche se sia collegato agli altri atti allegati (gli screenshot di alcuni vergognosi commenti sui social).
Ribadiamo l'ovvio, che a questo punto tanto ovvio non è: la denuncia della nostra fonte ruota intorno a ciò che è successo in uno specifico momento, in un incontro che abbiamo avuto modo di verificare. Le ragioni per cui “Ambra” (nome di fantasia: vale la pena di ribadire pure questo) non abbia voluto denunciare nelle sedi opportune le ha spiegate lei stessa nell’intervista. Sono sue e soltanto sue, e noi crediamo sia giusto rispettarle, non potendo sapere come si possano vivere e metabolizzare situazioni del genere.
Non spetta a noi fare processi, si è innocenti fino a prova contraria, così come non andrebbe accettato con leggerezza un meccanismo di colpevolizzazione e screditamento a prescindere di chi ha avuto la forza di denunciare. Anche per questo, Fanpage.it si impegna a dare in ogni modo sostegno a chiunque volesse denunciare abusi.
La direzione di Fanpage.it