La delegazione ucraina alla Conferenza sul futuro dell’Europa: “Ue apra le porte a Kiev”
Questo fine settimana la sede del Parlamento europeo di Strasburgo ospita la plenaria della Conferenza sul Futuro dell'Europa: dopo il lavoro degli ultimi mesi, in cui centinaia di cittadini da tutti i Paesi Ue si sono riunite per discutere di varie tematiche centrali per l'Unione, ora le conclusioni raggiunte vanno presentate a chi di dovere. Cioè ai rappresentanti delle istituzioni europee, che dovranno recepire le raccomandazioni dei cittadini e tenerle in considerazione nelle decisioni future. In questi due giorni di plenaria si parla del ruolo delle Ue nel mondo, della questione migratoria, di un'economia più forte e di giustizia sociale. Ad attraversare tutti questi temi, però, un punto è stato ricorrente e non poteva che essere così: si tratta della guerra in Ucraina.
Non solo molte delle raccomandazioni dei cittadini, da nuovi modelli di accoglienza per i rifugiati alla questione della dipendenza energetica del nostro Paese, riflettevano preoccupazioni per quanto sta succedendo: una delegazione ucraina è stata anche invitata alla plenaria. L'invito alla Conferenza sul Futuro dell'Europa, oltre che a mostrare la solidarietà dell'Unione a Kiev nella speranza di accoglierla presto nella famiglia europea, è servito anche per dare ai cittadini ucraini presenti a Strasburgo l'opportunità di parlare direttamente ai presenti, provenienti da tutti gli Stati membri, e lanciare un appello per mettere fine alla guerra che sta devastando il Paese.
La prima a prendere la parola è stata una cittadina ucraina, Boriak Bozhena: "Sono una testimone di questa tragedia, che non tocca solo l'Ucraina, ma l'intera famiglia europea. Se qualcuno nella famiglia sta soffrendo, il dolore dovrebbe toccare tutti i membri della famiglia. Non possiamo restare sordi a quello che sta accadendo, dobbiamo agire. Il mio Paese è in rovina, ma non si arrenderà", ha detto. Per poi proseguire: "In questi istanti, mentre vi rivolgo a voi, gli ucraini stanno combattendo per i valori di tutta Europa. Vi chiedo il vostro aiuto nel nostro sforzo". La donna ha raccontato di essere fuggita dal Paese con la figlia piccola dietro richiesta del marito, impegnato nella resistenza. "Vi chiedo di chiudere i cieli, di isolare Mosca perché ogni centesimo dato alla Russia finanzia questa guerra sanguinosa, sostenere il nostro esercito, aprire l'Unione europea all'Ucraina", ha aggiunto.
L'intervento finale, invece, è stato quello di Mezentseva Maria, deputata della Rada, il Parlamento ucraino. Ha raccontato di essere stata a Strasburgo, la città del Parlamento europeo, dieci anni prima, durante uno stage. "Non avrei mai pensato di rivolgermi a voi, qui dieci anni dopo, con queste tristi notizie. La guerra è arrivata a ogni famiglia in una nazione europea, che è l'Ucraina", ha detto. Per poi puntare direttamente il dito contro Vladimir Putin, definendolo "una persona che ha deciso che il suo impero andasse creato a spese di centinaia di migliaia di persone, milioni di ucraini". La deputata ha ricordato le ragioni per cui è nata l'Unione europea, cioè per garantire la pace nel Vecchio Continente: "Ma oggi ci troviamo ad affrontare le atrocità più terribili. Non avrei mai pensato di diventare una rifugiata, ma questa è la realtà ora". Anche Mezentseva ha lanciato l'appello per la No Fly Zone sopra i cieli ucraini, concludendo il suo intervento: "Comprendiamo le procedure, sappiamo che è una decisione della Nato. Ma pensiamo a quelle città, a quei villaggi, che vengono bombardati ogni secondo. E pensiamo alle 15 strutture nucleari. Rischiamo di avere 15 Chernobyl".