2.852 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

La cosa più importante che la sinistra deve imparare dalla vittoria di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni riesce ad avere una connessione emotiva con i ceti popolari del Paese anche perché è da lì che proviene. Mentre il Pd che risponde con arroganza ai contestatori nelle piazze, e specula sulle storie famigliari degli avversari dimostra di non aver capito nulla.
A cura di Maria Cafagna
2.852 CONDIVISIONI
Immagine

Quando parliamo di politica tendiamo a dimenticare che la politica è fatta di persone. Pertanto molte delle cose che avvengono sono riconducibili a pulsioni, istinti, emozioni che sono parte di noi e che esprimiamo e viviamo tutti i giorni per il solo fatto di esistere. Ad esempio tendiamo a  circondarci di persone ci somigliano e che abbiano in comune con noi interessi, abitudini, stile di vita, storia personale.

Anche in questo le elezioni democratiche sono uno spaccato molto indicativo di cosa siamo e di  dove vorremmo andare anche quando come in questo caso la partecipazione è molto bassa. Anzi, la più bassa della nostra storia repubblicana. Anche questo dato ci parla: c’è una parte consistente del nostro paese che non si sente rappresentata da nessun partito e da nessun o nessuna leader.

C’è però una parte consistente che invece alle urne ci è andata e ha votato per Giorgia Meloni. La corsa della leader di Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi parte da lontano ma c’è stato un momento che ha avuto un peso determinante. Si tratta dell’uscita del libro “Io sono Giorgia”, in cui Meloni racconta sì la sua visione politica ma sopratutto parla di sé, della sua infanzia difficile a Garbatella – storico quartiere operaio di Roma – della famiglia in cui è nata e quella che si è costruita. La promozione del libro ha permesso a Meloni di collezionare apparizioni televisive e interviste in spazi che di solito non vedono protagonisti i politici – come i settimanali e le trasmissioni del pomeriggio – e ha contribuito a creare un’immagine più rassicurante e familiare di Meloni, quello di una donna nata in una condizione svantaggiata che ha lavorato per garantire a sé stessa e a alle persone che ama una vita migliore.

L’operazione nata attorno a “Io sono Giorgia” ha contribuito ad accrescere la notorietà di Meloni e la simpatia nei suoi confronti. Quanto durerà tutto questo lo stabilirà il tempo e la sua capacità di di rimanere fedele alle sue radici e alla sua storia, ma aver creato un profilo in cui molte persone, sopratutto le più fragili, potessero riconoscersi, è stato decisivo per l’affermazione di Fratelli d’Italia.

Chi invece sembra avere molte difficoltà a trovare una connessione sentimentale con il proprio popolo è il Partito Democratico. Qui le analisi della sconfitta sono una specialità della casa e in questi giorni sono state tante le persone a chiedersi quale futuro attende il PD; per quanto varie e spesso contraddittorie, osservatori e osservatrici sembrano concordare su un punto: se vuole andare avanti, il Partito Democratico deve capire chi vuole rappresentare e a chi vuole parlare.

In questa chiave, il congresso convocato dopo le dimissioni di Enrico Letta sarà un appuntamento determinante. Intanto però i segnali non sono incoraggianti.

In occasione della giornata internazionale dell’aborto libero e sicuro, migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia per far sentire la propria voce. Nel corso della manifestazione di Roma, l’ex Presidente della Camera e deputata PD Laura Boldrini è stata avvicinata da un gruppo di ragazze che l’hanno duramente contestata: "Siamo da sempre in prima linea nelle lotte anti-sessiste e per ribaltare questa società diseguale, abbiamo trovato inaccettabile la presenza di Boldrini in quanto rappresenta il Partito Democratico, un partito che ha sempre alimentato le disuguaglianze e le differenze, privatizzando e tagliando la sanità rendendo la pillola un contraccettivo a pagamento di fatto rendendo l'uguaglianza di genere, diritti come quello dell'aborto, diritti delle élite per tutte quelle donne privilegiate che se lo possono permettere” ha dichiarato a Fanpage.it. Valeria, studentessa e rappresentante dell'organizzazione di Roma per Osa, Opposizione Studentesca d’Alternativa, tra le contestatrici di Boldrini.

L’analisi dei flussi elettorali conferma la tesi delle studentesse secondo cui il Partito Democratico sia diventato col tempo un partito più propenso a difendere i privilegi e i garantiti che le classi subalterne. Non parliamo solo di operai e di fabbriche ma anche di chi vive in periferia, delle persone disoccupate, dei cosiddetti working poor – ovvero chi pur lavorando a tempo pieno ha uno stipendio misero – ma soprattutto delle persone giovani già provate da due crisi sistemiche (quella del 2008 e dalla pandemia) e che vedranno il loro potere d’acquisto ulteriormente indebolito dai rincari e dall’aumento del costo dell’energia.

Al termine dello scambio con le studentesse che l’hanno attaccata, Boldrini ha sbottato dicendo: “Noi siamo l'unico partito che difende questa legge. Allora ve la difenderà Fratelli d'Italia questa legge”. Il punto è che già milioni di elettori ed elettrici hanno già scelto di farsi difendere e rappresentare dal partito di Giorgia Meloni e questo è dovuto anche al fatto che lei è riuscita meglio di tante e tanti altri a farsi vedere vicina alle istanze dei più deboli, forte anche del suo background di ragazza di periferia.

Nella costruzione di questo storytelling i cosiddetti progressisti le stanno dando una grande mano. Il quotidiano spagnolo El Pais ha riportato la notizia che il padre di Meloni sia stato condannato in via definitiva per narcotraffico. La risposta della leader di Fratelli d’Italia non si è fatta attendere: “Il tatto della stampa italiana che racconta dei guai di mio padre, ma omette nei suoi titoli roboanti un elemento fondamentale. Tutti sanno che mio padre andò via quando avevo poco più di un anno. Tutti sanno che ho scelto di non vederlo più all'età di undici anni. Tutti sanno che non ho mai più avuto contatti con lui fino alla sua morte. Ma poco importa, se i "buonisti" possono passare come un rullo compressore sulla vita del "mostro". Evidentemente tra le tante cose che non valgono per me c'è anche il detto: le colpe dei padri non ricadano sui figli".

Ovviamente non basta essere nati e cresciuti in un quartiere operaio e aver avuto un’infanzia difficile per portarne avanti le istanze dei più fragili, ma se si vuole perlomeno tentare di ricucire i rapporti con quell’elettorato la fatica che dovrà fare chi è nato nel privilegio è immensa e forse non basteranno cinque anni per riuscire nell’impresa di riconquistare la fiducia dei ceti più deboli, sopratutto con un Movimento 5 Stelle rinvigorito e pronto a fare quello che gli riesce meglio: l’opposizione.

A sinistra occorre lavorare su più fronti, dalla linea politica fino alla seria messa in discussione di una classe dirigente maschile, maschilista (la coalizione di centro-sinistra ha eletto solo il 30% di donne), centro-settentrionale e privilegiata. Più che una nuova leadership, il Partito Democratico ha bisogno di un nuovo modello di leadership e non c’è niente di più femminista di una leadership condivisa e aperta, larga, inclusiva, plurale.

Ma soprattutto, al di là delle solite frasi fatte, il centro-sinistra deve tornare a parlare con le persone fragili, con la classe media impoverita, con le donne, le persone disabili e i giovani. Ma farlo per davvero, non con le passeggiata a Tor Bella Monaca con le telecamere al seguito. É solo una delle tante cose da fare per poter iniziare un percorso di cambiamento, ma se si vuole davvero raccogliere il dissenso e fare tesoro di questa sconfitta, è necessario creare una connessione sentimentale col popolo. Altrimenti si ritornerà sempre col cappello in mano a elemosinare il voto dei più privilegiati tra i privilegiati. Ma non è questo ciò a cui dovrebbe ambire un partito di sinistra, sempre che il PD voglia ancora esserlo.

2.852 CONDIVISIONI
Immagine
Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views