La Corte Europea dei diritti dell’uomo: “No all’ergastolo duro ai mafiosi, è inumano”
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo (Cedu) ha rigettato il ricorso dell'Italia, ponendo in vigore la decisione dello scorso 13 giugno che definiva l'ergastolo ostativo per i mafiosi, il cosiddetto "fine pena mai", un trattamento inumano e degradante. Dopo la decisione della scorsa primavera, l'Italia aveva presentato un ricorso che non è quindi stato accettato a Strasburgo: qualsiasi detenuto deve poter avere la possibilità di redimersi e di avviare un percorso di recupero, migliorando così la propria condizione.
L'ergastolo ostativo viene definito in questo modo in quanto è una pena a cui non è possibile applicare alcuna modifica che ostacoli la pena stessa. In altri termini, la condanna non può essere alterata in alcun modo, non può essere abbreviata o mutata in una pena diversa. L'unico modo per evitare l'ergastolo ostativo, per il detenuto, è diventare collaboratore di giustizia. Altrimenti il carcere è a vita.
L'ergastolo ostativo nell'ordinamento italiano
L'ergastolo ostativo è un provvedimento che venne inserito all'interno dell'ordinamento penitenziario italiano nel periodo delle stragi di mafia in cui persero la vita anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, all'inizio degli anni Novanta. In molti ne giudicarono l'inserimento nell'ordinamento penitenziario italiano come una necessità in una fase storica di emergenza nazionale. Il provvedimento viene regolato dall'articolo 4bis per cui chi commette reati particolarmente gravi, come ad esempio reati mafiosi, non possa beneficiare delle misure alternative alla detenzione, quali possono essere, il lavoro all'esterno del carcere, alcuni tipi di permesso o la libertà condizionale. Solo collaborando con la giustizia il condannato può avere accesso in via eccezionale ai cosiddetti benefici penitenziari sopra elencati.
Dopo il giudizio della Cedu dello scorso giugno, a settembre l'Italia aveva richiesto una revisione del giudizio presso la Grand Chambre, cioè l'organismo della Cedu che si occupa di casi che possono in qualche modo coinvolgere qualsiasi Paese dell'Unione europea. Roma, nel suo ricorso, aveva però fatto presente la peculiarità della situazione italiana in tema di criminalità organizzata, sottolineando il pericolo che da sempre le mafie comportano nel nostro Paese. Tuttavia, la Cedu ha ribadito anche questa volta quanto già affermato lo scorso giugno: una pena di questo tipo rappresenta una violazione dell'articolo 3 della Convenzione, quello che impedisce la tortura e le punizioni disumane. Si tratta inoltre dell'articolo che sottolinea la possibilità del percorso rieducativo all'interno del carcere, un'eventualità che l'ergastolo ostativo non contempla. Respingendo il ricorso italiano, la Cedu invita Roma a modificare la propria legge, anche se la raccomandazione non ha il carattere dell'obbligo.
Morra: "La Cedu non capisce"
Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha definito il caso come una "notizia triste per chi crede che le mafie vadano combattute con determinazione". In un video pubblicato su Facebook e intitolato “Ergastolo ostativo: la Cedu non capisce”, Morra afferma che se una persona "viene condannata all’ergastolo con clausola ‘fine pena mai’ è perché è un soldato dell’esercito nemico, per cui se uscisse dal carcere ricomincerebbe a compiere reati al soldo dell’organizzazione mafiosa".
Il presidente della Commissione ha poi affermato: "Se li becchiamo, se si tratta di figli di buona donna, se si tratta di assoluti lestofanti, criminali e delinquenti incalliti, di pluriomicidi stragisti, allora non ci può essere clemenza alcuna o debolezza alcuna. A meno che questi signori non collaborino con lo Stato", aggiungendo poi, in riferimento alle motivazioni della sentenza della Cedu che "non è persona colui che viene condannato all’ergastolo e non manifesta segnali di ravvedimento o pentimento in merito alla schifezza che lo ha portato alla condanna all’ergastolo".
Secondo Morra ora sarebbe a rischio anche il 41bis: "È il regime che controlla rigorosamente ogni forma di comunicazione: nel 41bis non si può, né si deve comunicare perché, non avendo dato un segnale di ravvedimento, il detenuto è considerato ancora parte dell'associazione mafiosa". Poi, rivolgendosi direttamente ai giudici europei:"Cari giudici e giuristi di tutta Europa e del mondo, se voi sapeste che cosa significa la lotta alla mafia forse uno scrupolo in più prima di emettere sentenze di tal fatto lo avreste, ma evidentemente ancora bisogna capire".
Morra ha anche aggiunto: "Da presidente della commissione antimafia e da cittadino italiano, qui c’è un’offesa fatta a generazioni di siciliani, italiani, magistrati, uomini delle forze dell’ordine che per rispettare lo Stat sono stati sterminati in stragi. E che cosa fanno questi giuristi? Non comprendono la virulenza, la rilevanza, di questi soggetti. È come se in guerra si prendessero prigionieri però con la clausola che dopo due anni di internamento in un campo di prigionia, questi stessi debbano essere liberati. Non esiste". Morra ha quindi concluso: "Qui si è offesa la memoria di uomini come Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tanti altri".
Il commento di Luigi Di Maio
Anche Luigi Di Maio si è espresso duramente contro la decisione della Cedu con un lungo post su Facebook: "Sei tu che scegli, nessun altro. Puoi scegliere di essere una brava persona, di rispettare la legge. Oppure puoi scegliere di fare il contrario, di delinquere, di uccidere e in quel caso paghi, senza sconti. Se vai a braccetto con la mafia, se distruggi la vita di intere famiglie e persone innocenti, ti fai il carcere secondo certe regole. Nessun beneficio penitenziario, nessuna libertà condizionata. Paghi, punto. Si chiama ergastolo ostativo, una delle tante intuizioni del magistrato Giovanni Falcone e in Italia è una misura fondamentale nel sistema di contrasto alle organizzazioni criminali. Ma oggi la Corte di Strasburgo ci dice che questa misura viola persino i diritti umani e che dovremmo riformarla. Ma stiamo scherzando?" Per il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale il Movimento Cinque Stelle "non condivide in nessun modo la decisione presa dalla Corte". Poi Di Maio conclude: "Qui in Italia piangiamo ancora i nostri eroi, le nostre vittime, e ora dovremmo pensare a tutelare i diritti dei loro carnefici? I diritti di chi ha sciolto i bambini nell’acido? Non esiste. La storia del nostro Paese ci ha lasciato in eredità troppo sangue e dolore. Noi non ci giriamo dall’altra parte!".