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La Corte dei Conti: “L’austerità è alla base della recessione”

“Alla luce dei risultati, l’intensità delle politiche di rigore adottate dalla generalità dei Paesi europei l’austerità è stata una rilevante concausa dell’avvitamento verso la recessione”, così il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino.
A cura di Redazione
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"Alla luce dei risultati, l’intensità delle politiche di rigore adottate dalla generalità dei Paesi europei l'austerità è stata una rilevante concausa dell’avvitamento verso la recessione", così ha parlato il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino presentando il rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica. Una parziale bocciatura dell'austerità, che segue la constatazione della "mancata crescita nominale del prodotto interno lordo per oltre 230 miliardi" e del fatto che "gli obiettivi programmatici assunti all’inizio della legislatura sono stati ugualmente mancati". Insomma, malgrado l'austerità (e tutto ciò che essa ha comportato in termini di contrazione dei consumi e di diminuzione del Pil) gli obiettivi del Governo Monti non sono stati raggiunti ed il trend non sembra affatto in via di miglioramento.

Come riportano fonti di agenzia, Giampaolino ha però ricordato positivamente che "il passaggio alla nuova legislatura sembra proporre un primo tentativo di operare in discontinuità da una politica di bilancio che, a partire dall’estate 2011, ha dovuto fare affidamento su consistenti aumenti di imposte, nonostante le condizioni di profondarecessione in cui versava l’economia". Del resto, ha concluso, "senza un cambio di rotta in Europa", resta difficile immaginare un percorso virtuoso di uscita dalla crisi.

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