La Corte dei Conti avverte, il governo Meloni taglierà servizi e prestazioni nei prossimi anni
Nei prossimi anni il governo Meloni dovrà fare "scelte complesse sull'allocazione delle risorse" pubbliche, ovvero decidere quali misure e quali servizi continueranno a essere finanziate e quali dovranno subire dei tagli. Lo ha detto chiaramente, anche se con un linguaggio molto tecnico, la Corte dei Conti che ieri è stata ascoltata dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato nelle audizioni sul Piano strutturale di bilancio (Psb), il documento stilato dal governo che segna la rotta dell'Italia per i prossimi sette anni.
La Corte – rappresentata dal presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite Enrico Flaccadoro – ha prima di tutto confermato che il Psb fa un quadro di previsioni "coerente con quanto richiesto dal nuovo Patto di stabilità europeo". E quest'ultimo richiede di tagliare parecchio il debito pubblico, a partire dal 2025 in poi. Visto che per ridurre il debito si possono o diminuire le spese o aumentare le entrate, e che la crescita economica per i prossimi anni sarà molto ridotta, la soluzione principali saranno i tagli.
La Corte ha affermato che si prevede un "percorso che si presenta in ogni caso impegnativo", e che sarà valutato più nel dettaglio nelle prossime settimane. Flaccadoro ha commentato che è "un lavoro difficile quello cui ci si appresta, ma meno di quello che ci aspetterebbe in caso di crisi finanziaria".
Per quanto riguarda le "scelte complesse" da fare, i giudici contabili hanno spiegato: "La rigidità dell'attuale struttura dei conti pubblici e i margini ristretti della manovrabilità del bilancio dello Stato porranno all'attenzione l'esigenza di procedere con modifiche alla legislazione in essere tali da riconfigurare il volume delle prestazioni e dei servizi che la collettività riceve dall'operatore pubblico". In altre parole: visto che i conti pubblici devono seguire indicazioni molto stringenti, ci sarà bisogno di intervenire con tagli dei finanziamenti e con riforme per "riconfigurare", ovvero diminuire, la quantità di prestazioni e servizi erogati ai cittadini da Stato e enti pubblici.
Certo, la Corte ha comunque sottolineato che alcuni paletti devono esserci. Ad esempio, la sanità è già in crisi da tempo, e un intervento è necessario su questo aspetto. Per ridurre i tempi d'attesa e migliorare in generale l'accesso alle cure della popolazione (l'anno scorso 4,5 milioni di persone hanno rinunciato), serviranno investimenti. Soldi mirati a "superare le carenze di personale, soprattutto infermieristico, che rappresenta al momento il principale deficit".
Questa è una "condizione indispensabile" per i prossimi anni, "migliorare le condizioni di lavoro" e "avviare un percorso di adeguamento delle retribuzioni" per superare le "difficoltà che si scaricano oggi su liste d’attesa e pronti soccorsi". Ma bisogna puntare anche sul rinnovo dei contratti collettivi pubblici. E, sulle pensioni, servirà dare più certezza e stabilità a chi deve lasciare il lavoro, dopo gli "interventi temporanei" degli ultimi anni (le varie ‘Quote' che sono state cambiate di anno in anno).