Consulta boccia referendum su articolo 18. Camusso: “Valuteremo ricorso a Corte Ue”
La Consulta ha dichiarato inammissibile il quesito referendario per il ripristino dell'articolo 18 per le aziende sopra i 15 dipendenti promosso dalla Cgil. Nel quesito proposto dal sindacato si puntava all'abrogazione delle modifiche apportate con la riforma del lavoro approvata dal governo Renzi, il cosiddetto Jobs Act, e a reintrodurre l'articolo 18 non più solo per le aziende sopra i 15 dipendenti, come previsto inizialmente dallo Statuto dei lavoratori del 1970, ma per quelle con più di 5 lavoratori assunti. La Cgil in particolare chiedeva, nel quesito referendario, la "tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sopra dei cinque dipendenti". Una settimana fa, all'interno delle memorie difensive depositate in Consulta, l'avvocatura di Stato aveva rilevato che "con riguardo al referendum sull'articolo 18, il quesito proposto dalla Cgil avrebbe ‘carattere surrettiziamente propositivo e manipolativo e per questo motivo si palesa inammissibile".
La Corte ha però deciso, al termine della camera di consiglio durata circa 3 ore, di ammettere i quesiti relativi al referendum per l'abolizione dei voucher e per il ripristino della responsabilità in solido di società appaltante e appaltatrice. Nel dispositivo della Consulta viene quindi dichiarata "ammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti'; ammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)'" e, infine, "inammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi'". All’apertura dei lavori i giudici hanno ascoltato gli interventi degli avvocati della Cgil, promotrice dei tre quesiti referendari, e in seguito l'intervento dell'Avvocatura dello Stato. A riunirsi per decidere sull'ammissibilità dei 3 quesiti sono stati 13 giudici sui 15 totali che costituiscono i plenum della Consulta: il giudice Alessandro Criscuolo risulta assente per motivi di salute, mentre il 15simo posto è vacante da novembre, da quando Giuseppe Frigo ha posto fine al proprio mandato con un anno d'anticipo per motivi di salute.
Camusso: "Da oggi parte campagna per il sì"
"Abbiamo notato in questi giorni un dibattito molto intenso del paese rispetto ai quesiti referendari. È stato dato per scontato che era dovuto l'intervento del Governo e dell'avvocatura dello Stato: non lo è, è una scelta politica, e da questa partiamo per valutare il segno delle intenzioni del governo", ha commentato in conferenza stampa il segreatario generale della Cgil, Susanna Camusso, che nella sua analisi ha deciso di partire dal quesito non ammesso: "Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza, e quindi continueremo la nostra iniziativa contrattuale per ristabilire i diritti e valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità. Compresa quella di ricorrere in Corte europea". In ogni caso, la Cgil si riserva di "valutare le motivazioni" della Consulta.
La"notizia di oggi" è, secondo Camusso, l'nizio di "una campagna elettorale: l'ammissione dei due quesiti dice che inizia la campagna per i due sì al referendum. Il tema è libera il lavoro: non c'è altro modo se non attraverso i diritti. Ridare diritti al lavoro è il modo di cambiare questo paese". Il segretario, rispetto ai due quesiti rimasti, ha spiegato che "appalti e voucher riguardano la condizione di milioni di lavoratori nel nostro paese, non sono fenomeni marginali come qualcuno ha sostenuto. Avviamo da oggi la campagna elettorale e chiederemo tutti i giorni al governo di fissare la data in cui si vota".
Camusso ha sottolineato che i voucher sono "aumentati del 27 mila per cento"; mentre per quanto riguarda l'utilizzo da parte della Cgil ha spiegato che "oggi il presidente dell'Inps ha fornito i dati" e la stima "corrisponde a tre persone e mezzo l'anno del totale dei lavoratori, tra l'altro pensionati, questa è la dimensione, noi abbiamo chiesto all'Inps quali sono i principali utilizzatori di voucher ma ci ha detto che è impossibile saperlo, noi rinnoviamo questa richiesta.Uno strumento malato è uno strumento malato, bisogna avere il coraggio di azzerarlo".
Le reazioni alla decisione
Secondo il leader della Lega Nord Matteo Salvini, quella arrivata dalla Consulta è "una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero. Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio". Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile dell'organizzazione della Lega, invece ha definito il no della Corte Costituzionale al referendum sull'articolo 18 e il sì a quelli sui voucher e sugli appalti "una decisione prevedibile e condivisibile sia rispetto alle due ammissibilità sia rispetto alla non ammissibilità al referendum sull'articolo 18. La Consulta ha lavorato bene, dimostrando piena autonomia".
"Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!", è stato il commento del vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio. Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, invece, ha parlato di "buona notizia" riferito al fatto che non si voterà sull'articolo 18: "Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilità, con il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese". Secondo Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, infine, "la Consulta ha confermato il suo orientamento giurisprudenziale ostile ai quesiti ‘creativi'. Prevedibile la decisione quindi e utile ad evitare un conflitto sociale e politico antistorico nel momento in cui la quarta rivoluzione industriale sollecita l'investimento nelle competenze quale fondamentale tutela dei lavoratori. Dovremo ora verificare se sarà possibile correggere le disposizioni sugli altri quesiti in termini contemporaneamente utili alla evoluzione del mercato del lavoro e alla possibilità di evitare la contesa referendaria".