La consigliera di Genova che ha raccontato in Aula il suo stupro: “Violentata a 12 anni in casa”
La consigliera comunale di Genova Francesca Ghio ha preso la parola all'interno del Consiglio e, in un discorso di circa tre minuti ha raccontato la propria esperienza da vittima di violenza sessuale quando era una bambina. Un intervento che ha ricordato quello di Silvia Cestaro in Veneto, meno di una settimana fa: "Avevo dodici anni, vivevo nel cuore della Genova bene. Avevo appena iniziato la seconda media. Avevo dodici anni, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia, ripetutamente, per mesi e mesi, da un uomo di cui mi fidavo", ha iniziato Ghio.
La consigliera ha detto che il violentatore era "un uomo che nessuno avrebbe pensato potesse essere un mostro. Un dirigente genovese, il vostro bravo ragazzo". Era "l'emblema del patriarcato", ha aggiunto, "il dominio dell'uomo, del padre, la mia mente e il mio corpo sotto la sua autorità".
La critica di Ghio si è rivolta alla società che non fornisce strumenti, a chi si trova in una situazione come la sua, di trovare via d'uscita. "Nessuno mi ha mai detto che potevo parlarne. Nessuno mi ha mai chiesto perché ero diventata introversa all'improvviso, eppure non sono mai stata una bambina silenziosa". La società, ha detto, "non ha tempo e non ha spazio per curarsi delle persone. Avanza, costruisce dighe e strade, avanza verso il progresso e nuove promesse, avanza dimenticandosi di proteggere e curare il bene prezioso della vita".
La consigliera di Alleanza Verdi-Sinistra ha continuato il suo racconto: "Per un pezzo di vita mi sono rassegnata, fino a credere che me lo ero meritata, me la sono cercata, non so bene come. Ma non avevo alternativa. Sono arrivata colpevolizzarsi al punto di ferirmi fisicamente. Mi sono coperta le cicatrici sulle braccia per anni, nessuno mi ha mai chiesto perché tenessi sempre le maniche lunghe, ma il dolore era l'unica emozione che mi faceva provare ancora qualcosa".
A soli tredici anni "ho iniziato a fumare. Non mi piaceva fumare, ma mi consolava l'idea che qualcosa bruciasse dentro di me. Quel dolore andava soffocato in qualche modo. Nessuno voleva ascoltarlo e io non avevo gli strumenti per capirlo". Per anni, quando ha provato a parlarne, ha trovato solo "disgusto".
Ghio ha anche detto di non aver mai denunciato l'uomo che la violentò: "Non sapevo neanche che cosa fosse una denuncia, a dodici anni. A scuola studiavamo Napoleone Bonaparte, nessuno parlava di emozioni, consenso, sessualità, sostegno alla fragilità".
Oggi, ha osservato la consigliera, "nulla è cambiato: gli uomini continuano a violentare nel silenzio complice di una società che non dà gli strumenti. Che non vuole fermarsi a capire, che ritiene più facile e dignitoso nascondere il problema piuttosto che ammettere che questo cortocircuito è responsabilità del profondo vuoto che le istituzioni scelgono di non colmare".
"Abbiamo un problema. Abbiamo le soluzioni. Dovremmo solo scegliere di applicarle", ha proseguito. "Ma le dighe, le strade, i centri commerciali continuano a essere più importanti rispetto alla salute mentale e fisica delle persone".
Ghio ha concluso: "Il 25 novembre è passato, ci vediamo l'anno prossimo con la conta dei numeri. Chi sull'elenco dei morti dei cadaveri, chi nel silenzio muore dentro. Vittima due volte dello stupratore e della società che guarda dall'altra parte. L'unica differenza: non staremo più zitte. Della mia fica farò una bandiera che brillerà nella notte nera", ha detto citando una canzone portata a X Factor pochi mesi fa.