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Guerra in Ucraina

La colpa di chi ha un condizionatore e vuole la pace, secondo Draghi

Populista, paternalista e semplicistica. La frase di Draghi sulla scelta tra condizionatori accesi e pace in Ucraina non serve assolutamente a nulla, se non a far sentire in colpa i cittadini che chiedono una spiegazione davanti alle politiche del governo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Tra la pace in Ucraina e il condizionatore d'aria acceso, cosa scegliereste? Secondo Draghi dobbiamo cominciare tutti a chiedercelo e a ragionare in questi termini, ma non si capisce bene il perché. La domanda, posta dal presidente del Consiglio a un giornalista che gli chiedeva la posizione del governo sulla possibilità di embargare il gas russo, è evidentemente retorica. O c'è davvero chi ignorerebbe la guerra in Ucraina, lascerebbe morire migliaia di persone mettendo a rischio la sicurezza e la pace dell'intero pianeta per avere in cambio un'estate un po' più fresca?

La domanda era retorica, certo. Il contenuto, però, è cento per cento populismo draghiano. È un tipo di populismo particolare, perché siccome il protagonista della storia è Draghi la risposta viene subito incensata come metafora calzante della vita. C'è chi prepara le magliette con la frase, chi vuole il tatuaggio, chi ha preventivamente distrutto a mazzate il condizionatore nuovo appena installato in casa – magari pagato con lavoro e sacrifici, per dire – e tutto il resto. Ma se fosse uscita dalla bocca di Conte o Salvini quella frase non sarebbe stata populista? La risposta, ovviamente, è sì.

Il punto, però, è più complesso. E meritava una risposta più complessa. Ma quanto è facile puntare il dito contro l'italiano medio? È comodo, eccome se è comodo. Lasciando da parte il fatto che ci sono tutta una serie di attività che senza aria condizionata non possono funzionare, l'intenzione di Draghi non è affrontare il problema spiegando ai cittadini cosa sta facendo il governo, cosa potrebbe fare, cosa potrebbe accadere, cosa significa che c'è il rischio razionamento, se e quando il problema potrebbe farsi serio, eccetera. No, lui prima ruggisce: "Non siamo a questo punto". Poi punta il dito: "Pace o condizionatore acceso?".

Draghi avrebbe potuto spiegare che il problema è molto più complesso di così, senza scivolare nel populismo del quale si avvale puntualmente quando i cittadini e i giornalisti vogliono spiegazioni, magari pure senza il dovuto endorsement preliminare. Un'eventuale crisi energetica dovuta all'embargo del gas russo sarebbe un problema enorme per le aziende e per le industrie – che significa posti di lavoro – e ovviamente per le famiglie. La guerra fa paura, così come le sue conseguenze economiche. E quindi a cosa serve, presidente Draghi, far sentire in colpa i cittadini?

Paternalista, semplicistico, populista. Non è la prima volta, certo. Basta ricordare quando Draghi se la prese con i furbetti del vaccino contro il Covid, dopo che il governo aveva dato indicazione ai giovani psicologi di vaccinarsi. Ora dice ai cittadini una cosa semplice: ma davvero preferite un lusso alla pace? Tanto per far sentire in colpa chi ascolta, nella modalità "mangia tutto ciò che hai nel piatto perché in Africa i bambini come te muoiono di fame". Chi non se l'è sentito dire. Chi non s'è sentito uno schifo dopo. L'inutile esercizio del senso di colpa fine a se stesso.

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Giornalista, mi occupo di politica su Fanpage.it. Appassionato di temi noiosi, come le storie e i diritti degli ultimi: dai migranti ai giovani lavoratori sfruttati. Ho scritto "Il sound della frontiera", un libro sull'immaginario americano e la musica folk.
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