Equità, rigore, crescita. Erano queste le coordinate intorno alle quali Mario Monti aveva immaginato di costruire la manovra in grado di "portare l'Italia fuori dal pantano della crisi". Eppure, vuoi per la "difficile congiuntura internazionale" o per gli impegni già presi in sede europea, o molto più semplicemente per il costume tutto italiano di preservare sacche di privilegi in nome della ragion di Stato (una prassi resistente a qualsivoglia "intransigente rigore", tanto per citare il supertecnico venuto dal Nord), i tre pilastri sono rimasti solo nelle intenzioni. Per averne un'idea basterebbe prendere sommariamente in considerazione alcuni punti centrali del decreto salva Italia, in particolare quelli riguardanti pensioni, tagli e nuove imposte.
E se, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, la "necessità" di chiedere sacrifici agli italiani, giustifica ad esempio la decisione di reintrodurre (sia pure in forma riveduta e corretta) l'Ici, il persistere di privilegi e distinzioni non può che provocare sdegno ed indignazione nell'opinione pubblica. Ed è proprio quello che è accaduto per la conferma dell'esenzione degli immobili della Chiesa, che ha provocato una vera ondata di commenti, reazioni e prese di posizione, in particolar modo sul web. Ecco un eloquente storify: