La Cedu ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di quattro migranti tunisini
Tenuti in condizioni che violano i diritti fondamentali dell'uomo, poi respinti senza considerare eventuali rischi nel rimpatrio. Sei anni dopo si conclude con una sentenza la vicenda di quattro migranti tunisini arrivati in Italia e riportati indietro in maniera arbitraria. La loro storia ne ricorda tante altre, ma in questo caso finisce con una condanna contro l'Italia, che dovrà pagare migliaia di euro di danni per aver violato i loro diritti. La notizia arriva dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha pubblicato oggi una sentenza che riguarda l'Italia, condannandola per il trattamento subito dai quattro cittadini tunisini nel 2017.
La condanna riguarda le "condizioni materiali precarie in cui i quattro migranti sono stati trattenuti per 10 giorni nel hotspot di Lampedusa a Contrada Imbriacola" e il fatto che siano stati "privati della libertà in modo arbitrario". Il centro è sempre lo stesso: quello dell'isola siciliana da sempre avamposto delle ondate migratorie. Una condizione di perenne emergenza, al netto dei titoli di giornale che la definiscono periodicamente al collasso. Ma non solo: nei confronti dei quattro migranti è stata effettuata una "espulsione collettiva" che ha violato i loro diritti. Sono stati riportati in Tunisia in gruppo, senza considerare le condizioni individuali. Insomma, nessuno ha controllato se a livello personale corressero dei rischi nell'essere respinti. Se fossero perseguitati, ad esempio.
Il caso è arrivato davanti alla Corte dei diritti dell'uomo, che oggi – appunto – ha condannato l'Italia: Roma dovrà risarcire ciascun migrante con 8.500 euro entro tre mesi per quanto ha subito da parte delle autorità italiane, più 4.000 euro di spese procedurali. Tutto ciò accade nei giorni in cui l'isola di Lampedusa e soprattutto la Tunisia sono tornati ancora una volta al centro dell'attenzione. E la storia, purtroppo, è sempre la stessa.