La Cedu archivia il ricorso di Berlusconi contro la Legge Severino: le tappe della vicenda
Nella giornata di oggi, la Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha definitivamente archiviato il ricorso intentato e poi ritirato da Silvio Berlusconi contro la Legge Severino. La Corte, dunque, accogliendo la richiesta di ritiro del ricorso presentata qualche mese fa, ha in sostanza sospeso il proprio giudizio sulla questione. Il ricorso in Cedu contro la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore per effetto della Severino fu presentato dai legali dell'ex Cavaliere circa cinque anni fa.
La vicenda affonda le radici nel 2013: nel maggio di quell'anno, Silvio Berlusconi viene condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale nell'ambito del processo Mediaset e sconta la pena con un anno circa di affidamento in prova ai servizi sociali in una casa di riposo per anziani. Berlusconi viene inoltre interdetto dai pubblici uffici per cinque anni, pena accessoria successivamente ricalcolata dalla Corte d'Appello a due anni su richiesta della Cassazione.
Per effetto della condanna, nel novembre del 2013, in attuazione della legge Severino entrata in vigore a fine 2012 e che prevede l'impossibilità per i condannati in via definitiva a più di due anni di reclusione per delitti non colposi e per reati punibili con almeno quattro anni di ricoprire incarichi pubblici per sei anni, Berlusconi viene reso incandidabile fino al 2019 e il giorno 27 il Senato convalida a maggioranza la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. Sempre nel 2013, i legali di Silvio Berlusconi decidono di ricorrere alla Cedu per contestare l'illegittimità della presunta irretroattività della legge Severino.
Il percorso del ricorso alla Cedu, però, si rivela più lungo e complicato del previsto e la sentenza dei giudici della Grande Chambre non arriva in tempo per permettere a Berlusconi, in caso di accoglimento della richiesta e conseguente annullamento dell'incandidabilità, di correre alle politiche del marzo 2018. Nel frattempo, però, i legali dell'ex Cavaliere, nel marzo del 2018, decidono di percorrere un'altra strada presentando alla cancelleria del Tribunale di Milano una richiesta di riabilitazione, per anticipare la cessazione dell'incandidabilità che terminerebbe nel 2019.
Essendo passati già tre anni dall’8 marzo 2015, data in cui Berlusconi terminò i servizi sociali a Cesano Boscone, era possibile per legge richiedere, in base all’articolo 179 del codice penale, la riabilitazione. La norma prevede che la richiesta possa essere avanzata una volta "adempiuto le obbligazioni civili derivanti dal reato" e aver "dato prove effettive e costanti di buona condotta". Nel maggio del 2018, il Tribunale di Sorveglianza di Milano accoglie la richiesta di riabilitazione rendendo Silvio Berlusconi nuovamente candidabile con effetto immediato.
Berlusconi, dunque, poco più di 4 anni e mezzo dalla decadenza, torna nuovamente candidabile prima della scadenza naturale della sanzione comminata per effetto della Legge Severino. I legali di Berlusconi, dunque, ottenuta la riabilitazione, decidono di ritirare il ricorso presentato in Cedu nel 2013 soprattutto per evitare eventuali danni di immagine qualora la Corte europea dei Diritti dell'Uomo dovesse dare torto all'ex presidente del Consiglio.
A distanza di sei anni dall'inizio della vicenda, nella mattinata di oggi i giudici della Corte Europea di Strasburgo si sono riuniti in Camera di Consiglio e hanno deciso di archiviare il ricorso contro la Legge Severino come da richiesta, scegliendo di non pronunciarsi sulla legittimità normativa a suo tempo contestata dall'ex Cavaliere.