L’inchiesta di Fanpage sulla scuola è molto diversa da quella sui fascistelli nelle organizzazioni giovanili Fratelli d’Italia. È in qualche modo più semplice e più grave. Non riguarda gruppuscoli di nostalgici che, militando in un partito che governa l’Italia, inneggiano al razzismo e alla violenza in forme agghiaccianti e caricaturali. Riguarda centinaia di migliaia di persone che in questi anni hanno avuto a che fare con la formazione e la selezione dei docenti; ossia riguarda la maggioranza della prossima generazione di docenti italiani. Probabilmente ogni persona che ha visto il filmato realizzato dai giornalisti undercover Backstair ha un’amica, un parente, un conoscente che sta provando, o ha provato a diventare il docente, o a abilitarsi su un’altra classe di concorso oltre quella in cui già insegna magari, e ha incontrato un simile contesto di sbracata corruzione.
In Italia dal 2017 per poter partecipare ai concorsi della scuola bisogna aver preso nel proprio percorso di studi almeno 24 cfu (crediti formativi universitari) tra psicologia, pedagogia, antropologia e metodologie didattiche. Un credito corrisponde a 25 ore, divise tra lezioni, studio individuale, attività laboratoriali, etc… 24 crediti coprono quindi quasi un semestre di studio: 600 ore, 15 settimane per 40 ore a settimana. Questi crediti dovrebbero certificare competenze fondamentali per chi vuole diventare insegnante. Dal 2023 i percorsi abilitanti si sono moltiplicati a seconda del servizio, delle certificazioni e delle abilitazioni che già si hanno: ci sono percorsi da 60 cfu, da 30 cfu, da 36 cfu… Il mercato della formazione docenti è diventato gigantesco.
Quale sia il panorama di questo mercato non è difficile scoprirlo, non serve nemmeno il giornalismo undercover. Basta digitare su google, e si ha a che fare con questo tipo di offerte. Immagini stock di ragazze giovani con gli occhiali in mano e una lavagna dietro promuovono una quantità smisurata di soluzioni customizzate per qualunque tipo di clientela di aspiranti docenti. La maggior parte di questa offerta è appannaggio delle università telematiche, ma anche e soprattutto degli enti di formazione che hanno ottenuto l’accreditamento per poter erogare i cfu.
Funziona così: molti enti formativi infatti non hanno la possibilità di far sostenere gli esami, ma possono organizzare e fornire i corsi e appoggiarsi per gli esami a altre università, telematiche ça va sans dire. Per fare un esempio immaginario ma nemmeno troppo, vari enti o siti online come la Scuola di formazione xyzk o 36cfufacilissimi.it (legati a associazioni o srl che non per forza si occupano di formazione docenti) usano l’accreditamento di qualche università digitale importante, e diventano de facto una scuola di formazione docenti. Di questo tipo di enti ce ne sono centinaia, sparsi soprattutto in provincia e soprattutto nel sud Italia. Ogni università digitale ha accordi con decine di questi enti di formazione, in una catena di subappalti della formazione docente che è possibile proprio perché la richiesta di corsi è praticamente infinita e il costo è tale, 2mila, 3mila, 5mila euro, che può essere distribuito tra tutta la filiera, rendendola un’economia sostenibile.
Come fare a conseguire i 30, i 36, i 60, cfu nel modo più rapido e facile possibile? Sono domande che troviamo spesso nei siti dedicati al mondo della scuola o negli annunci sponsorizzati sui social. Sembra che i concorsi per diventare insegnanti siano imminenti, e trovarsi sprovvisti di questi crediti vorrebbe dire perdere un’occasione quasi irripetibile. Gli esami si svolgono in presenza o su apposite piattaforme online. Quasi tutti li passano. Tenendo conto che si tratta di idoneità, il voto è indifferente.
È un mercato che somiglia, chiunque ne ha avuto esperienza lo sa, a una specie di schema perfetto di titoli credenziali. Siccome chiunque in un certo senso deve prestarsi a questo gioco, vince chi ha un po’ più tempo e più soldi di altri per permettersi più certificazioni, per avanzare un paio di caselle più dei colleghi. Per questo spesso nelle pubblicità delle università online e degli enti di formazioni varie, ci sono offerte lancio, offerte dell’ultimo minuto, pacchetti con certificazioni per i cfu ma anche un corso Clil (la certificazione in lingua straniera) in omaggio o a prezzi stracciati! E, per come funzionano gli algoritmi, se si comincia a cercare un corso dove iscriversi, immediatamente si ha la bacheca sommersa di 3×2, di 1999.99 euro, di ultimi posti, di supera il tuo collega all’ultima curva!
Spesso questa corsa alla certificazione viene descritta come una guerra tra poveri, precari che l’uno contro l’altro cercano il più velocemente possibile di scalare le graduatorie o di avere la possibilità di presentarsi ai concorsi, ma l’immagine più giusta è quella di una sorta di hunger games, di gioco al massacro.
Perché le cause di questa mortificazione di massa degli aspiranti docenti sono determinate da scelte politiche: l’aver di fatto dismesso il ruolo dell’università pubblica – in presenza – come ente formatore strutturale, l’aver deciso di ridurre la formazione a questi pacchetti modulari, non aver incrementato la richiesta di insegnanti mantenendo un rapporto docenti/studenti pressoché invariato.
Quello che si vede nell’inchiesta di Backstair non si può dire sia la norma, ma è una delle mille versioni dei percorsi squalificati, scadenti, accidentati, corrotti, impresentabili, inutili, con cui si diventa docenti in Italia. Eppure questo non sarebbe un destino. Non sarebbe un destino e non sarebbe irriformabile se non fosse ormai organico in un sistema in cui si lucra sulla richiesta invece che sull’offerta, un mercato aspirazionale, come quello delle case editrici a pagamento che pubblicano libri a spese dell’autore.
Non sarebbe un destino se non ci fosse la convenienza di una numerosissima quantità di attori, formatori di formatori, formatori di formatori di formatori, che senza nessuna autorevolezza mantengono questo livello di complicità perché sanno che se dovesse essere riformato questo sistema, non ne resterebbe in piedi praticamente nulla. Il ruolo di alcuni sindacati, come si vede dall’inchiesta di Backstair è talmente rivoltante che diventa paradigmatico di cosa vuol dire oggi, per molti, difendere i diritti dei lavoratori della scuola.
Ma facciamo un esempio semplice delle cattive prassi che coinvolgono tutto il sistema della formazione docenti. I corsi online hanno spesso centinaia di persone che li seguono, piattaforme per cui chiaramente qualunque formazione tra pari, attività laboratoriale, etc… non è nemmeno presa in considerazione. Per accertare che il corso venga seguito, occorre cliccare ogni tot minuti un banner che compare come un pop-up sullo schermo; questo dovrebbe attestare l’attenzione del corsista. Seguire un corso, l’attività di formazione per docenti, quello che dovrebbe essere il modello della formazione, è di fatto una farsa, in cui chi ha un po’ di etica cerca di imbrogliare poco. Il paradosso, certo, è che in questi corsi si dovrebbe formarsi in pedagogia.
Ma per il resto, basta anche qui leggere qualunque forum o chat di aspiranti docenti: emerge molto chiaramente che la maggior parte delle persone per preparare l’esame si limita a leggere e memorizzare le domande corrette. La domanda che ricorre più spesso nel gruppo Facebook o Telegram è: per passare l’esame devo studiare solo i panieri? Sì, studia soltanto i panieri, rispondono tutti. Sul gruppo una persona chiede quanto ci vuole per studiare tutto il programma, qualcuno risponde un mese, qualcuno una settimana, qualcuno pochi giorni, qualcuno zero, si va e ti passano le domande.
Il ministero dell’istruzione e del merito ha risposto all’inchiesta di Fanpage con una nota del ministro stesso che dichiara che il ministero è parte lesa e l’intenzione di contrastare ogni illegalità e per esempio, dice “Qualora fossero accertate responsabilità di docenti, questi saranno immediatamente depennati a titolo definitivo dalle GPS. La mia azione politica è stata dal primo momento orientata a far emergere il merito e a recuperare la qualità dell’istruzione, e dunque ogni comportamento contrario alla legge sarà fortemente combattuto”.
Benissimo, ma se il sistema è fatto in questo modo, come si può accertare la responsabilità dei docenti? Come si può combattere un sistema di illegalità diffusa, organica, sistemica, se non immaginando un modello di formazione docenti completamente diverso?