La casta si ribella ai tagli degli stipendi parlamentari
La Manovra economica varata pochi giorni fa dal Governo Monti nella forma del decreto, ora deve superare l'esame definitivo del Parlamento. Le opposizioni sono tante anche perché tanti sono i costi per pensionati, lavoratori e famiglie previste dal nuovo provvedimento. In molti saremo costretti a sacrifici enormi subissati da nuove imposte ma anche da tagli indiscriminati. Anche per i politici, dopo anni di dibattiti e discussioni, per il prossimo anno sono previste decurtazioni agli stipendi e tagli alle indennità. I nostri parlamentari, ma solo dal prossimo anno, dovranno cedere una parte del loro stipendio e rinunciare al vitalizio.
Certamente un'ottima notizia, seppur tardiva, per contenere almeno in parte tutti quei costi che la casta politica ha fatto pesare sul bilancio dello Stato in questi anni di sprechi e privilegi ingiustificati. Ma il provvedimento non sembra essere piaciuto proprio ai diretti interessati che spinti dalla voglia di non perdere i privilegi acquisiti minacciano battaglia in Parlamento se non saranno accolte alcune loro richieste nel testo definitivo della manovra economica. Per molti onorevoli e senatori queste decurtazioni "violano l'autonomia parlamentare", infatti, come si sa quella dei parlamentari è l'unica categoria che decide da se il proprio stipendio e i benefit a disposizione e un simile affronto non è tollerato.
La commissione affari costituzionali della Camera ha già dato il suo parere negativo sul provvedimento che vorrebbe equiparare lo stipendio di parlamentari e amministratori locali alla media dei parigrado europei. Anche al Senato c'è molto malumore e in molti già sono pronti a presentare emendamenti correttivi quando la discussione della manovra approderà in Aula. I parlamentari gradirebbero molto di più un adeguamento agli stipendi degli europarlamentari, che seppur più bassi di quelli attuali garantirebbero numerosi benefit che alla fine dei conti, però, peserebbero molto di più sulle casse dello Stato.
La Manovra Monti dunque sembra sia partita col piede sbagliato in Parlamento dove oltre alle opposizioni della Lega e dell'Idv ora deve fare i conti col partito trasversale della casta. In previsione si attendono oltre 1400 emendamenti che, però, Monti cercherà di evitare concertando nelle Commissioni il testo definitivo su cui voteranno Camera e Senato. Si prevedono grandi battaglie dunque, speriamo solo che i parlamentari, costretti dal taglio degli stipendi, non ricorrano sempre più alla vendita del voto in Aula.