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La Camera ha eletto l’ex ministro Bonafede tra i membri laici dei Csm speciali

Grazie a un accordo tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle, l’ex ministro Bonafede è stato eletto tra i membri laici del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria. Critiche dal Pd che non partecipa al voto.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Alfonso Bonafede è stato eletto tra i membri laici del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria. L'ex ministro, deputato per due legislature e Guardasigilli in due governi (Conte e Conte bis), era sparito dai radar dopo lo scioglimento anticipato delle Camere in estate. Avendo già ricoperto il ruolo di deputato per due mandati, infatti, Bonafede era stato automaticamente eliminato dalla corsa per il nuovo Parlamento, finendo tra i grandi esclusi del Movimento 5 Stelle, che – dopo un lungo dibattito – ha deciso di mantenere valida la regola fondativa del partito grillino.

L'ex ministro, però, è rimasto "disoccupato" per un tempo molto breve. Oggi l'Aula della Camera ha eletto i membri laici di sua competenza dei Consigli di presidenza della Giustizia amministrativa, della Corte dei Conti e della Giustizia tributaria. Alla Giustizia amministrativa sono andati Eva Sonia Sala e Francesco Urraro. Alla Corte dei Conti Filippo Vari e Vito Mormando. Alla Giustizia tributaria, Carolina Lussana e proprio Alfonso Bonafede. Il voto è stato frutto di un accordo stretto tra la maggioranza di centrodestra e il Movimento 5 Stelle, con la rottura da parte di Partito Democratico ed ex Terzo Polo. Tanto che i dem non hanno partecipato alla votazione.

"Oggi la maggioranza ha votato i giudici rompendo qualsiasi consuetudine – ha protestato la capogruppo dem, Chiara Braga – Noi ci siamo tirati fuori. Abbiamo lavorato fino all'ultimo, ma non veniva garantito il rapporto di 7 a 5. In aggiunta hanno forzato sul tema della parità di genere. Oggi è stato ancora una volta negato questo tema, con la complicità di Terzo Polo e Movimento 5 Stelle. Un pezzo dell'opposizione ha deciso di farsi degli accordi su una questione di potere". Il vicesegretario di Azione, Enrico Costa, ha rincarato la dose: "Questa bizzarra maggioranza ieri non trovava 200 voti per il Def, oggi garantisce ben 210 preferenze per eleggere Alfonso Bonafede nel Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria".

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