La Camera dice No alla soppressione delle Province. Di Pietro si infuria con il Pd
C’erano una volta le Province, si vorrebbe dire da anni, ma questi enti, che nessuno vuole e tutti amano, diventano periodicamente terreno di dibattiti e polemiche politiche. La bagarre questa volta è scoppiata tra le fila delle opposizioni che, dopo il botta e risposta in aula durante l’informativa di Governo della scorsa settimana sulla necessità di un coordinamento dell’opposizione, ora litiga sulla cancellazione delle Province.
Ieri, infatti, la Camera ha bocciato la proposta di legge di soppressione delle Province presentata dall'Idv, con una decisiva astensione da parte del Pd che ha fatto infuriare Antonio Di Pietro. “Si è verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra” ha attaccato Di Pietro, continuando “in aula si è verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della casta". Critiche al Pd anche da parte del Terzo Polo che, invece, ha votato a favore, Pier Ferdinando Casini ha detto “mi dispiace molto perché il Pd ha perso l'occasione per fare una cosa saggia, visto che se avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza”.
Insomma sembra che si sia persa un’altra occasione buona per risparmiare sui costi della politica, eppure in campagna elettorale tutti, o quasi, si sono detti d’accordo sull’inutilità di questi enti statali che finirebbero solo per sprecare denaro pubblico. Ma della cancellazione delle Province si parla da anni con periodiche promesse di eliminazione definitiva e conseguenti cori di assenso, che finiscono inevitabilmente in precisazioni e distinguo quando è il momento di passare ai fatti.
"La nostra proposta è di ridurre e accorpare le Province però bisogna anche dire come si fa perché alcune cose nelle Province sono inutili e altre utili” precisa il segretario del Pd, Bersani; gli stessi chiarimenti arrivano da altri capipopolo del taglio agli sperperi di stato, la Lega Nord tramite il capogruppo a Montecitorio Marco Reguzzoni fa sapere che forse è meglio sopprimere i prefetti, perché, a differenza di questi ultimi, in fondo le Province sono elette dal popolo. Per Reguzzoni è meglio rimandare il tutto a dopo le vacanze “a fine settembre-primi di ottobre, con una nostra legge che ridisegni non solo le Province ma tutti gli enti collegati”. Insomma un nuovo rimando a data da destinarsi tanto per essere coerenti con l’azione di Governo, che, infatti, aveva già assicurato maggiori tagli ai costi della politica nella manovra finanziaria, tranne che rimandarli per ulteriori approfondimenti.
Il vero scoglio da superare, in realtà, sono i tanti uomini alle spalle dei parlamentari, quelli che portano poi i voti e che ti fanno vincere, i vari consiglieri, presidenti e direttori, che permettono alla macchina propagandistica di un partito di funzionare. Le province non sono altro che delle macchine elettorali indispensabili per creare consenso, dove è possibile coltivare il bacino elettorale distribuendo denaro pubblico e consulenze. Non per niente sono spesso richiamate dalla Corte dei Conti ad un maggior rigore finanziario perché, accomunando tutta l’Italia da Nord a Sud, sono quelle amministrate con un po’ troppa fantasia.