La Camera dei deputati cambi nome in “Gilda”: gli emendamenti improbabili al ddl Renzi – Boschi

Ieri vi abbiamo raccontato della decisione della maggioranza di imporre il contingentamento dei tempi nella discussione al Senato del disegno di legge costituzionale Renzi – Boschi (in base all'articolo 55 del regolamento di Palazzo Madama) e della successiva protesta dell'opposizione nei pressi del Quirinale. Si è trattato di una decisione sicuramente controversa (qui abbiamo cercato di evidenziare la peculiarità della scelta della "tagliola" nel percorso di riforma della Costituzione), che ha riacceso il dibattito sulle scelte "dirigiste" del Governo guidato da Matteo Renzi. In molti hanno rilanciato il "rischio della deriva autoritaria", mentre altri si sono soffermati sulla eccessiva "invadenza" del Governo nel processo di riscrittura della Carta costituzionale (collaterale poi la polemica, tutta interna ai mezzi di informazione, sul modo in cui è stato "raccontato" fin qui il percorso di riforme).

Dall'altra parte della barricata si è scelto di rispondere colpo su colpo, smontando la tesi secondo cui il taglio della discussione sugli emendamenti sia un attacco alla democrazia e concentrandosi sulla necessità di mettere un freno all'ostruzionismo dell'opposizione, in modo da portare finalmente a casa riforme lungamente attese. Così, l'accento è stato posto sul merito di parte degli emendamenti presentati dalle opposizioni: richieste improbabili ed assurde, proposte provocatorie e surreali che avevano come unico obiettivo quello di ritardare l'approvazione del ddl costituzionale. Ecco alcuni esempi: