La notizia è di poche ore fa: 42 deputati del Movimento 5 Stelle sono stati sospesi dall’ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. Per i deputati è scattata la censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 5 giorni di seduta.
La sanzione è stata erogata in riferimento alle proteste del 2 marzo scorso, quando i parlamentari del Movimento 5 Stelle avevano impedito ai loro colleghi di entrare nell’aula dove doveva tenersi la riunione della commissione Finanze. In discussione vi era il controverso provvedimento sulle “rate del mutuo della casa” (come ricorderete, in un primo momento l’idea dell’esecutivo era quella di consentire alle banche di “prendersi la casa” dopo 7 rate del mutuo non pagate, limite poi passato a 18): in quella occasione i deputati del Movimento 5 Stelle avevano “occupato” l’ingresso della Commissione alzando cartelli e urlando slogan.
La reazione dei parlamentari, ovviamente, è stata durissima:
C’è però un aspetto decisamente singolare nel processo che ha portato l’ufficio di Presidenza a individuare i nomi dei “responsabili” da punire. E lo spiegano proprio i deputati del Movimento 5 Stelle: “Il fatto paradossale è che, per sospenderci, la Boldrini ha usato i nostri stessi post e il post diBeppe Grillo che ci ritrae mentre esponiamo dei cartelli davanti alla commissione Finanze con un messaggio molto chiaro: "La casa non si tocca". Ma se da regolamento è fatto divieto di fare foto e video all’interno della Camera, la presidente Boldrini come giustifica il fatto che le prove portate dai questori contro i 42 sospesi sono state proprio video, foto e tweet realizzati dai deputati M5S? Delle due l’una: o quelle prove non sono valide, oppure il ‘sacro’ rispetto delle regole non vale per tutti?”.
Insomma, proprio i post sulla pagina di Grillo hanno “incastrato” i deputati 5 Stelle…