La battaglia di Pannella e il silenzio delle istituzioni
“C’è chi la Costituzione l'ha letta ma non l'ha capita, chi l'ha studiata e approfondita e ne fa strame ogni giorno e c’è chi, come Marco Pannella, fa vivere e vive la parola in essa contenuta”. Rita Bernardini, deputata radicale e membro della Commissione Giustizia, si scaglia contro il ministro Severino al telefono con Fanpage.it: “Con mezzi diversi facciamo la stessa lotta, ha detto il ministro parlando di Pannella. Ma ognuno può costruire i suoi, di mezzi, se crede nei principi della Costituzione. Lei da ministro della Giustizia ha un potere che dà strumenti superiori a quelli di Marco, per intervenire. Il suo provvedimento, quello sulle cosiddette pene alternative, è inutile: prevedendo 250 detenuti che potrebbero accedere alle pene alternative, non si risolve il problema. E tutti gli altri, che secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo sono sottoposti a trattamenti inumani?”. E' amaro e arrabbiato, il commento della Bernardini mentre Marco Pannella, giunto ormai allo stremo, sta ricevendo in clinica la sua prima terapia per la reidratazione “per cercare di salvare la vita, quella mia e quella dei milioni di persone in carcere”. Ma non accetta di bere. A 82 anni, con mezzo secolo di politica alle spalle, è da 9 giorni in sciopero totale della fame e della sete. Rischia di morire e si sprecano messaggi di vicinanza, solidarietà, tributi per lavare la coscienza rispetto a un problema enorme: le condizioni di vita dei detenuti, il sovraffollamento inumano delle carceri, la detenzione sociale. Ma nessuna risposta concreta dal mondo politico. Che è quello che vorrebbe il leader radicale: candidati, nomi importanti nella lista “Amnistia, giustizia e libertà”. Due su tutti: Roberto Saviano e Vasco Rossi.
Il segretario radicale si sta prosciugando, ed è questa notizia che fa il giro dei media. Quello che si conosce meno è la lotta per la quale sta segnando irrimediabilmente il suo corpo. La disumanità delle condizioni di vita dei detenuti è stata denunciata tante volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, l’irragionevole durata dei processi è da trent’anni causa di condanne. Sono 67mila le persone detenute nelle carceri italiane, a fronte di 45mila posti, a ognuno spetta poco più di un metro quadro. Tra violenze quotidiane, soprusi, zero speranze. E spesso, finiscono dentro per reati minori: contro il patrimonio, tossicodipendenza, spaccio. La battaglia di Pannella e dei Radicali non è umanitaria, tengono a sottolineare, ma di giustizia e per il rispetto della Costituzione. In questi ultimi giorni diverse figure istituzionali si sono avvicendate al letto del leader radicale. Non ultimo, il premier uscente Mario Monti: in suo onore Pannella ha succhiato due mandarini, perché “si è mostrato sensibile alla causa”. C'è stato poi l'intervento del Capo dello Stato, che è andato però in direzione diversa: un appello ad approvare il ddl sulle pene alternative. Poco altro si è mosso nelle stanze del Governo.