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La barca con 500 migranti a bordo di cui si erano perse le tracce è stata riportata in Libia

I 500 migranti che la Life Support cercava da giorni in zona Sar maltese sono stati riportati in Libia. “Va ribadito che la Libia è un porto non sicuro dove i migranti non andrebbero mai riportati indietro”, ha commentato l’Oim.
A cura di Annalisa Girardi
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I 500 migranti che viaggiavano a bordo di un barcone alla deriva nel Mediterraneo, segnalato da giorni da diverse Ong, sono stati respinti e riportati in Libia. A dirlo è l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. "I 500 migranti di cui si erano perse le tracce dopo che erano stati segnalati in zona Sar maltese sono stati riportati in Libia. Va ribadito che la Libia è un porto non sicuro dove i migranti non andrebbero mai riportati indietro", ha commentato Flavio Di Giacomo, portavoce dell'ufficio per il Mediterraneo dell'Oim.

Il barcone era stato segnalato per la prima volta lo scorso 23 maggio da Alarm Phone, la piattaforma telefonica che fornisce supporto ai migranti in difficoltà nel Mediterraneo. La nave Life Support, di Emergency, aveva cercato incessantemente le 500 persone in zona Sar maltese, senza successo.

Anche Alarm Phone, che da giorni chiedeva alle autorità italiane e maltesi di attivarsi prima che accadesse il peggio, ha confermato che il barcone sarebbe stato riportato in Libia. "Secondo i parenti, le 500 persone sono state respinte verso la Libia e sono ora detenute a Bengasi. Se è vero vero, si tratta di un atto di respingimento criminale dalla zona Sar di Malta. Chiediamo chiarimenti. Chi ne è responsabile?", ha scritto la piattaforma sui social.

Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951 è vietato riportare migranti e richiedenti asilo in un Paese dove rischiano di essere perseguitati per diverse ragioni, dalla razza alle opinioni politiche. È il cosiddetto principio di non respingimento, conosciuto a livello internazionale anche con il termine francese di non-refoulement.

Le Nazioni Unite hanno più volte ribadito come la Libia non possa essere considerata un porto sicuro, dove è quindi possibile riportare delle persone che vogliono fare richiesta di protezione internazionale. Non solo nel Paese la guerra civile non si è mai davvero interrotta e continua a portare instabilità e violenze, ma i migranti spesso finiscono nei centri di detenzione dove, tanto in quelli gestiti dalle autorità libiche che in quelli sotto il diretto controllo dei trafficanti di uomini, subiscono puntualmente violazioni dei diritti umani.

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