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L’ultimatum di Letta: “Basta minacce dal Pdl oppure non vado oltre”

Dopo un Consiglio dei ministri “drammatico” Letta ufficializza la frattura col Pdl e attacca: “Non ho alcuna intenzione di vivacchiare o di prestare il fianco a continue minacce e aut-aut”.
A cura di Redazione
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Un Consiglio dei ministri infuocato, terminato alle 23 dopo una giornata densa di incontri ed il solito vortice di polemiche, dichiarazioni, smentite ed attacchi. Al termine però, per quanto siamo in presenza di una situazione di una complessità enorme, ci sono dei punti fermi che è possibile evidenziare. In primo luogo, per il momento non c'è lo stop all'aumento dell'Iva, che dunque salvo clamorosi colpi di scena, dal primo ottobre salirà al 22%. In secondo luogo, il Presidente del Consiglio si presenterà alle Camere per una verifica politica, dopo che quella interna al Cdm è naufragata tra polemiche ed interventi al veleno. In terzo luogo, emerge con chiarezza la determinazione di Letta, rinfrancato dal Capo dello Stato, di non farsi logorare e di non accettare gli ultimatum del Popolo della Libertà, la cui scelta di "far dimettere" i parlamentari è considerata indecorosa dal presidente del Consiglio e dal Capo dello Stato.

Ma è lo stesso comunicato ufficiale a chiarire tutto ciò:

Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 20.05 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Filippo Patroni Griffi.

Il presidente del consiglio dei ministri, Enrico Letta, ha manifestato in apertura l’esigenza ineludibile di ottenere un chiarimento politico e programmatico in Parlamento tra le forze della maggioranza che sostiene il governo.

“Dinanzi a noi – ha detto il presidente del Consiglio – c'è la necessità di un confronto il più duro e netto possibile. Non sono disponibile ad andare oltre senza questo passaggio di chiarezza. Un'efficace azione di governo è evidentemente incompatibile con le dimissioni in blocco dei membri di un gruppo parlamentare che dovrebbe sostenere quello stesso esecutivo. O si rilancia, e si pongono al primo posto il Paese e gli interessi dei cittadini, o si chiude questa esperienza”.

“Non ho alcuna intenzione – ha concluso – di vivacchiare o di prestare il fianco a continue minacce e aut-aut. Quanto accaduto mercoledì scorso proprio mentre rappresentavo l'Italia all'assemblea generale delle Nazioni Unite – contestualità non casuale – è inaccettabile”.

In attesa del chiarimento si è reputato dunque inevitabile il blocco di ogni decisione governativa su temi, anche rilevanti, di natura fiscale ed economica. La sospensione è dovuta in particolare all'impossibilità di impegnare il bilancio su operazioni che valgono miliardi di euro senza la garanzia di una continuità nell'azione di governo e Parlamento.

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